Autotrasporto: tre azioni per far fronte alla crisi. Le proposte della FIAP
10 Dicembre 2011“L’immagine plastica della crisi in cui si dibatte l’autotrasporto la danno quei 1700 euro necessari per riempire il serbatoio di un autoarticolato”. Lo scrive in una nota stampa Roberto Galanti Coordinatore Nazionale Organizzativo FIAP (Federazione Italiana Autotrasportatori Professionali).
“Nessuno immaginava che si potesse arrivare a tanto e in così breve tempo. Quello che pensiamo della manovra varata dal Governo grazie alla quale si è registrata l’impennata dei costi deli carburanti e non solo, lo abbiamo già detto nei giorni scorsi e non ci ritorneremo sopra.
Ma siamo convinti che, con la crisi che ha investito l’Italia e l’Europa, recriminare serva a poco; ora, semmai, è il momento di mettere in atto le giuste strategie per far fronte alla situazione che si è venuta a creare.
La FIAP in questi ultimi tempi ha avuto molte occasioni di confronto con la categoria, il nostro è stato un giro d’orizzonte molto istruttivo per cercare di capire cosa pensa veramente la nostra base e anche una occasione preziosa di confronto grazie alla quale abbiamo maturato alcune idee su come affrontare questa vera e propria emergenza.
La proposta – che porteremo anche negli organismi unitari – si articola sostanzialmente in tre azioni:
1. Siamo convinti che il momento sia estremamente favorevole per andare dai nostri committenti e chiedere loro una profonda revisione delle tariffe praticate. Poichè in molti, troppi casi la committenza non paga neppure i costi minimi di esercizio e di sicurezza per prima cosa dovremmo chiedere il rispetto della legge. Se fino ad oggi non abbiamo avuto l’ardire di chiedere ciò che ci spettava, magari per il timore di perdere il lavoro, ora è venuto il momento di abbandonare qualsiasi timidezza. Sul fondo del barile non c’è più nulla da raschiare, anzi forse non c’è più neppure il fondo.
2. Il fatto di chiedere ai nostri committenti il rispetto della legge sui costi minimi di esercizio e di sicurezza non ci da alcuna garanzia che questi poi ce li riconoscano. A fronte di un rifiuto l’unica azione possibile e legittima è quella di sospendere i servizi di trasporto. Non esiste legge, contratto o norma che possa imporci di effettuare servizi in perdita. Anche in presenza di contratto scritto è possibile a nostro avviso sospendere il trasporto e in ogni caso i nostri legali, su questo, sono a disposizione per esaminare caso per caso le diverse posizioni. In pratica si tratta di una sorta di “fermo tecnico” per sopravvenuta impossibilità di rispettare il contratto.
D’altra parte pensare di scaricare il mancato rispetto da parte dei committenti della normativa sui costi minimi sulle casse dello Stato è eticamente ripugnante soprattutto in un momento come quello attuale in cui vengono chiesti sacrifici pesantissimi anche ai pensionati. Detta in altri termini possiamo anche pensare di dichiarare un fermo contro il Governo che ha alzato le accise sul gasolio ma rimedieremmo – al massimo – un protocollo d’intesa destinato a diventare carta straccia causa mancanza di fondi. A occhio e croce non ci sembra un gran affare. Molto meglio far cpagare il conto a chi utilizza i nostri servigi.
3. Al dott. Passera Ministro dei Trasporti e di altri cinque dicasteri, quando avrà la compiacenza di riceverci chiederemo la mensilizzazione dei rimborsi delle accise che oggi ci vengono pagate una volta all’anno. Se gli autotrasportatori devono fare da banca allo Stato vuol dire che siamo messi proprio male e comumque alle cifre a cui si è arrivati oggi non è più possibile proseguire su questa strada. Fra le altre cose (es. che fine hanno fatto i fondi INAIL) chiederemo al Ministro, anche se assistiamo ogni giorno che passa ad un pressing fortissimo da parte delle rappresentanze della committenza, di non provarci neppure a mettere mano alle norme sulla sicurezza a cominciare dai costi minimi e di esercizio. Non siamo disposti, su questo fronte, ad arretrare neanche di un millimetro, a costo- crisi o non crisi -di fermarci sul serio”.