In coordinamento con le direzioni regionali di protezione civile di Basilicata e Calabria, con le prefetture di Potenza e Cosenza, e con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (in quanto centro di competenza in materia), il Dipartimento – come fatto per altri sciami sismici che di recente hanno interessato altre zone d’Italia, come il messinese e il forlivese -, consapevole della maggiore sensibilità e attenzione che gli abitanti dell’area del Pollino stanno dimostrando in questo momento, ha potenziato il programma ordinario di attività di informazione alla popolazione, di verifica degli edifici pubblici e dei piani comunali di protezione civile. In tali situazioni, infatti, non si tratta di tranquillizzare la popolazione, ma di responsabilizzarla, mettendola nella condizione di conoscere il rischio che insiste sul territorio che abita per poterlo gestire nel miglior modo possibile, sia nelle fasi di una eventuale emergenza, sia in ordinario attraverso serie politiche di prevenzione.
Per esempio, proprio per coinvolgere attivamente i cittadini, lo scorso ottobre, insieme all’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenza (Anpas), in sette piazze italiane (tra le quali Potenza e Cosenza), il Dipartimento ha promosso la campagna di sensibilizzazione e informazione ai cittadini sul rischio sismico, “Terremoto – Io non rischio”.
Ancora più recentemente, il 25 e 26 novembre, il Dipartimento ha organizzato, con la regione Calabria, una esercitazione nazionale in cui si sono simulate le attività nelle prime fasi dell’emergenza in seguito a un sisma di magnitudo 6.9 con epicentro a Vallefiorita (CZ). In particolare, il 25, molti dirigenti scolastici hanno aderito alla IX Giornata nazionale della sicurezza scolastica promossa con Cittadinanzattiva e hanno organizzato prove di evacuazione coinvolgendo migliaia di alunni.
È bene ricordare che, secondo la mappa dell’Italia realizzata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, l’area del Pollino presenta una elevata pericolosità sismica. I comuni interessati dalle sequenze in corso sono classificati in zona sismica 2. Si tratta di territori in cui devono essere applicate specifiche norme per le costruzioni.
La mappa di pericolosità e la classificazione sismica indicano quali sono le aree del nostro Paese interessate da un’elevata sismicità , e quindi dove è più probabile che si verifichi un terremoto di forte intensità , ma non possono stabilirne il momento né il luogo. Lo studio delle sequenze sismiche, come quelle in atto nell’Appennino calabro-lucano, non consente di fare ipotesi sulla possibilità che si verifichi o meno una scossa più forte, che possa produrre seri danni e crolli. A oggi, infatti, non ci sono metodi riconosciuti dalla scienza per prevedere il tempo e il luogo esatti in cui avverrà un terremoto, e la mappa di pericolosità sismica è tuttora lo strumento più efficace che la comunità scientifica mette a disposizione per le politiche di prevenzione. La prevenzione, che si realizza principalmente attraverso la riduzione della vulnerabilità sismica delle costruzioni, ovvero il rafforzamento delle costruzioni meno resistenti al sisma, resta la migliore difesa dai terremoti e l’unico modo per ridurne le conseguenze immediate.
In Italia la rete sismica nazionale registra più di 10.000 terremoti ogni anno, mediamente trenta al giorno, che non è possibile prevedere. Per questo è importante essere consapevoli del livello di pericolo del territorio e informarsi su come sono costruiti gli edifici in cui viviamo, studiamo e lavoriamo, e sulla loro conseguente vulnerabilità sismica.
Si ricorda che sul sito www.protezionecivile.gov.it, nella sezione dedicata al rischio sismico, è possibile trovare tutto il materiale informativo utilizzato per la campagna “Terremoto – Io non rischio” e consultare le regole di comportamento per i cittadini.