Una tantum dell’1,5% sui capitali scudati: la vergogna continua
9 Dicembre 2011Dall’ufficio stampa Federcontribuenti riceviamo e pubblichiamo:
Dobbiamo salvare l’Italia. Questo lo slogan adottato dal premier Monti per addolcire l’amara pillola della manovra lacrime e sangue presentata dal Governo, onde evitare la bancarotta del Paese e le terribili conseguenze che a cascata ne deriverebbero. Ma pur condividendo le buone intenzioni, non possiamo evitare di dire che lo sforzo di tutta questa manovra cadrà sulle spalle dei soliti. Ancora una volta a piangere sarà , tanto per cambiare, chi le lacrime le ha già piante tutte.
Un punto in particolare ci indigna profondamente: la tassazione in misura dell’ 1,5% sui capitali evasi detenuti all’ estero e fatti rientrare con lo scudo Tremonti. Miliardi di euro sottratti al fisco italiano e in alcuni casi possibile frutto di attività illecite collegate alle organizzazioni criminali. Ricordiamo che su quei capitali, Tremonti chiese il Il 5% e questo quando la pressione fiscale
applicata al reddito dei cittadini italiani è vicina al 50%. Dicasi: Dieci volte tanto! Con la misura adottata da Monti si arriva ad un miserissimo 6,5%, un’aliquota troppo bassa, soprattutto se si confronta questo dato con quel che avviene negl’altri paesi. Tanto per rendere l’idea, negli USA i capitali evasi vengono regolarizzati pagando un imponibile del 49%: 40% di sanatoria e 14% di sanzioni; nel Regno Unito gli evasori pentiti pagano il 44% sui capitali non dichiarati: 40% di sanatoria e 4% di sanzioni.
Ma a rendere ancora più insopportabile questo premio all’evasione è anche la spiegazione, fornita dallo stesso Primo Ministro, che ha accompagnato questo provvedimento. Abbiamo infatti appreso che l’adeguamento delle pensioni minime all’inflazione, è reso possibile proprio grazie a quel 1,5%, insufficiente però ad estendere questa misura anche alle altre pensioni che rimarranno bloccate per 2 anni. Una misura ancora più ingiusta se si pensa che, nel frattempo, con l’aumento dell’IVA e le altre misure adottate, come l’ennesima accisa sulla benzina, proprio l’inflazione sarà destinata ad aumentare. E’ tanto difficile intuire quali potrebbero essere i benefici, in questo senso, se a quell’attuale 1,5% venisse sostituita un’aliquota decisamente più alta?
Federcontribuenti pone quindi con forza una questione: allineare subito tutte le pensioni, fatta eccezione per le pensioni cosidette di lusso, al costo della vita facendo pagare agli evasori ciò che non hanno mai pagato prima. Non è più tollerabile che in questo Paese il furbo venga costantemente premiato e l’onesto tartassato.
Infine, ricordiamo che altri fondi potrebbero essere trovati adottando dei provvedimenti di immediata attuazione che, nonostante la situazione d’urgenza per il futuro del Paese, mancano nella manovra. Ci riferiamo alla riduzione delle spese per armamenti e missioni militari all’estero, l’eliminazione dei vitalizi ai parlamentari direttamente in questa legislatura, il pagamento dell’ ICI sugli immobili ad uso commerciale di proprietà del Vaticano e la vendita, tramite asta – come avverrebbe in ogni democrazia degna di tale nome – delle frequenze radiotelevisive. Misure da adottare assolutamente, nel segno di quell’equità , di cui purtroppo non c’è traccia in questa manovra.
Marco Paccagnella,
Vicepresidente Vicario Federcontribuenti
Se possibile, richiesta di lettura, parere ed eventuale diffusione. Grazie comunque. Una famiglia qualunque augura ogni bene personale, familiare, sociale.
Risolvere la questione morale nel “Paese delle Meraviglieâ€.
La crisi economica è stata causata da una sperequazione tra imprese piccole e medie che sostengono il debito (formiche) e le PA che hanno causato tale “mostro†(cicale) nonché dalla disparità di garanzie lavorative e trattamento retributivo e previdenziale tra dipendenti di aziende produttive e dipendenti pubblici ( boiardi innanzitutto e politici compresi).
In tal senso una questione fondamentale è quella di prodigarsi per far aumentare la sensibilità dei cittadini nei confronti dei reati ambientali, delle attività produttive eco-compatibili, e dell’indipendenza energetica dall’estero come base per lo sviluppo di tutte le attività di produzione di beni e servizi. In pratica se consideriamo l’Italia come una famiglia, è auspicabile che i soldi per energie e materie prime rimangano nel mercato interno per arricchire imprese nostrane per la produzione di energie rinnovabili (è possibile la nascita di minimo 200mila nuove Irpef e partite Iva stabili tra costruttori, installatori e manutentori di minieolico, fotovoltaico, ecc.) invece che foraggiare i magnati russi e gli sceicchi arabi con tutti i costi che ne conseguono: compresi quelli bellici e psicologici visto che tali nababbi “ci tengono per le palle†(basta solo considerare i disonorevoli oltre che immorali asservimenti ai Putin e Gheddafi di turno). Il tutto in attesa dei paperoni cinesi, indiani e brasiliani. Molti dei quali hanno profitti esorbitanti grazie a uno sfruttamento della manodopera (oltre che ambientale) che farebbe impallidire qualsiasi caporalato nostrano.
1 Energia a km zero ma anche emissioni zero. Ogni edificio dovrebbe essere indipendente energeticamente grazie ai pannelli solari termici, fotovoltaici e mini pale eoliche verticali (tra l’altro si può bonificare l’amianto installando nel contempo i pannelli), che produrrebbero energia in eccesso per la ricariche delle disinquinanti, risparmiose (riducono i costi energetici dei veicoli fino al 90% anche 60 centesimi di corrente per 40 km di autonomia) e silenziose ma ancora costose auto e moto elettriche (rilancio industria automobilistica con neo acquisti di massa anche grazie alle auto con motori ad aria compressa) senza contare che non ci sarebbero perdite energetiche lungo le linee di trasporto. Questo è l’unico modo per fermare la deindustrializzazione. L’industria per l’Italia non è un settore strategico di più, è un fondamentale dell’economia, che ora come ora si può rilanciare solo con la produzione di strumenti, apparecchi e impianti per l’utilizzazione delle energie inesauribili.
No a centrali termoelettriche alimentate a biomasse locali. Si, invece agli impianti di compostaggio (abbinandoli dove possibile ai depuratori di fanghi urbani) che diminuiscono lo spreco di energia come quello richiesto per bruciare (sia i costi di realizzazione che di smaltimento sono di molto inferiori rispetto ai termovalorizzatori), non producono inquinanti atmosferici (che vanno poi anche a ricadere al suolo oltre che penetrare nelle narici), non impoveriscono i terreni come gli inceneritori anzi li arricchiscono perché con il compostaggio (trasformare il rifiuto organico in fertilizzante per concimare il terreno ad uso agricolo) si imitano e in modo accelerato i processi di decomposizione della natura riconsegnando le sostanze organiche fondamentali (l’humus) al ciclo della vita. Dio attraverso la natura ricicla, il diavolo grazie agli uomini brucia. Rimpiazzare la merce bruciata (siano esse biomasse o plastiche) significa andare a consumare nuove risorse, materiali vergini, acqua pulita ed en elettrica per realizzare lo stesso prodotto. Inoltre i bruciatori non risolvono il problema delle discariche anzi grazie al loro uso servono costose discariche per rifiuti speciali tossici! In tal senso le associazioni verdi devono sensibilizzare le cittadinanze preoccupate sulla bontà economica ed ecologica delle compostiere.
Tra l’altro visto il compito delicato, si può anche affidare a cooperative aziendali di mutua assistenza (con manodopera proveniente da cassa integrazione e disoccupazione totale) la gestione dei depuratori delle acque reflue trasformati in produttori di compost (sia da fanghi che da organico urbano) ed energia metanifera (biogas). Pensate, si possono cosi facendo ottenere 3 piccioni con una fava: acque pulite che sarebbero un ottimi volano per il turismo balneare anche estero, fertilizzante biologico per l’agricoltura e autoproduzione di energia. Le vere opere pubbliche da cantierare sono proprio la costruzione di tali impianti industriali energetici e di riciclo organico oltre che quelli per completate quelle opere iniziate e mai finite (porticcioli, strade, ponti, gallerie, palazzetti, ecc) che deturpano il paesaggio e … le casse dello Stato. Sono quindi necessarie diffuse manutenzioni, messe in sicurezze e bonifiche, non grandi opere! La Tav in Val di Susa servirà solo a riempire i supermercati transalpini d’Italia di merci francesi fresche! Il Ponte di Messina servirà solo a dare nuova linfa finanziaria ai clan della mafia edile, orfani dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria!
L’Imu … rtacci loro!
1 Negoziazione con la Confederazione Elvetica, Principato di Monaco, Linchtentein e con altre sovranità nazionali assurte al ruolo di paradisi fiscali, allo scopo di fare emergere i beni dei residenti italiani sul territorio straniero, che comporterebbe un gettito stimato superiore ai 30 miliardi di euro. Di fronte alla disponibilità della Svizzera di sanzionare i capitali illegalmente esportati (accordo già fatto con Inghilterra, Germania e Austria) il governo italiano di “responsabilità nazionale Alfano&Monti†(su pressioni di Monterzemolo e Berlusconi) ha nicchiato trincerandosi dietro l’argomentazione di improbabili e risibili difficoltà che sarebbero potute essere sollevate dall’UE e dai giochetti trasformistici dei banchieri elvetici. Per cui è arrivato il momento di tassare al 30% i 100 miliardi (secondo stime in difetto dell’Agenzia delle Entrate) custoditi nei caveau svizzeri (in realtà altre fonti accreditate stimano che il danaro nero gestito tra Lugano e Zurigo ammonti ad oltre 300 miliardi!). Ma oltre a questa aliquota una tantum (e non parametrata alla quantità di capitale) sugli assett detenuti nei conti correnti elvetici si dovrà applicare anche una aliquota annua del 30% sugli interessi (proventi da dividendi e capital gain) dei capitali sanati. Inoltre il governo con USA e Germania dovrà farsi capofila nell’avviare accordi in tal senso con tutti i paradisi fiscali del globo. Dal Kazakistan a Singapore da san Marino ai Paesi caraibici. In caso di rifiuto di tali Paesi ad accondiscendere a tali penali, l’Italia dovrà altrettanto farsi capofila nel chiedere all’Onu sanzioni economiche nei confronti dei Paesi della “lista neraâ€. Dal blocco import-export di merci a quello turistico. Nel contempo il Parlamento dovrà varare una norma penale all’uopo: il delitto di elusione e di evasione fiscale (e dunque di espatrio illegale dei capitali) oltre i 5000 euro.
2 Inoltre tassare di un altro 25% (in modo da arrivare a un imposizione fiscale del 30%) i capitali scudati e regolarizzati (2002-2003 e 2009-2010) si può. Ciò non romperebbe il “patto di fiducia†tra Stato e cittadini disonesti pentiti, in quanto si tratta di chiedere un sacrificio a ricchi per tanti anni detassati, a favore di poveri, disoccupati e disabili. E non si infrangerebbe la garanzia di anonimato in cambio del rientro dei fondi (peraltro rimasti in buona parte all’estero). L’imposta verrà riscossa anche dagli stessi intermediari finanziari che hanno già curato in precedenza le pratiche per conto dei clienti (sostituti di imposta). Uno Stato di diritto, come non fa accordi con la criminalità organizzata, non può scendere a patti con riciclatori di denaro sporco ed evasori che hanno sottratto 120 miliardi di euro annui dall’imponibile e ciononostante sono stati condonati dal ministro Tremonti con un’aliquota del 2,5% nel 2003 e del 5% nel 2009, per il rimpatrio “virtuale†di capitali esportati illecitamente all’estero, lavati in forma anonima nella grande lavanderia statale con un vero e proprio riciclaggio di Stato e riportati in gran parte nei paradisi fiscali o legali.
3 Imposta sugli imprenditori non commerciali ma manifatturieri che decidono di delocalizzare all’estero. La dismissione della loro attività gli costerà l’1% del suo patrimonio immobiliare e strumentale. Tale tassa transfrontaliera deve essere retroattiva ma in tal caso deve riguardare il solo patrimonio immobiliare (non il valore degli strumenti di produzione) e quello mobiliare (attività finanziarie). Inoltre i suoi prodotti importati in Italia devono essere marcati con chiara indicazione di prodotto proveniente da aziende trasferite all’estero.
4 Tasse sui concessionari e sulla fortuna. Aumentare le aliquote sulla esazione (tassa) meno percepita dagli italiani: quella sul gioco d’azzardo. Se non lo si può eliminare e se non lo si vuole lasciare in mano alle mafie almeno lo si deve limitare. Meglio lo Stato biscazziere che la mafia croupier. La proposta è di alzare la tassazione minima al 20% su tutti i giochi d’azzardo ed utilizzare obbligatoriamente l’1% delle entrate complessive per combattere la piaga del gioco compulsivo e diffondere il gioco responsabile. Innalzando le attuali aliquote almeno al 20% entrerebbero nelle casse dello Stato 8 miliardi in più cosi eviteremmo l’aumento sull’accisa dei carburanti per trovare le risorse per aiutare i terremotati dell’Emilia e eviteremmo l’aumento di un punto percentuale dell’Iva. Aumentare l’accisa sulla benzina è una scelta sbagliata, perché va a colpire le famiglie in difficoltà e i cittadini che si spostano per lavoro con la propria auto. Non dimentichiamo che siamo il Paese europeo con le più alte imposte sul carburante (pari a oltre il 57% sul costo della benzina e il 53% sul costo del gasolio). Fra benzina e gioco, bisogna raccogliere più imposte sul gioco, regola che dovrebbe valere per ogni evento calamitoso. Sui dati diffusi da AAMS, infatti, il prelievo erariale nel 2011 è stato di 8,6 miliardi, circa il 10% del totale giocato nel 2011. Assumendo gli stessi valori per il 2012, l’aumento potrebbe essere ripartito tra concessionari e vincite, abbassando il montepremi totale e l’utile dei gestori. Facendo scendere il payout medio dall’attuale 77% al 70%, si libererebbero 5,5 miliardi, mentre i restanti 2,5 miliardi verrebbero prelevati dall’utile dei gestori. In Italia il giro d’affari in materia nel 2011 è stato di oltre 76 miliardi, in crescita di 15 sull’anno precedente. È la terza industria nazionale. Gli italiani intossicati dal fenomeno come da una droga pesante, al punto di coniare il neologismo mediatico di «ludopatici», sono quasi un milione, e più di due milioni quelli considerati a rischio. Senza contare la dimensione illegale debordante, con tutto ciò che si porta dietro. Qui restiamo alla porzione emersa di un business che è gestito dallo Stato attraverso una decina di concessionari privati, a loro volta in frequente o addirittura organica connessione con partiti politici. Delle cifre spaventose introitate, allo Stato in tasse va una parte assolutamente irrisoria. E già questo non torna economicamente. Non solo, ma come tasse evase sulle slot machine fino al 2006 queste concessionarie sono arrivate a 98 miliardi di euro. E questo per usare un eufemismo, non torna fiscalmente. Ma non torna neanche il fatto che il giudice terzo della Corte dei Conti non ha accolto la richiesta principale del Pm della C. dei C. Marco Smiroldo (oltre 90 miliardi di euro), ma la subordinata, con una condanna a 2,5 miliardi per i dieci concessionari, pari all’80 per cento dell’aggio percepito dai concessionari nel periodo da settembre 2004 a gennaio 2007. Il comparto delle macchinette, in Italia, vale cifre da capogiro: nel 2011i 399 mila apparecchi installati hanno raccolto poco meno di 45 miliardi, cioè oltre la metà di quanto totalizzato dall’azzardo di Stato. Ma se si sottraggono al totale il payout (cioè le somme restituite in vincite), le tasse (circa 4 miliardi), i costi vivi e le percentuali che spettano a chi ospita le slot (bar, tabaccherie, ricevitorie e così via), quel che rimane in tasca alle concessionarie ammonta a circa mezzo miliardo l’anno. Significa che se l’importo delle sanzioni dovesse essere confermato dalle prossime sentenze, la gallina dalle uova d’oro nei prossimi cinque anni macinerà utili solo allo scopo di pagare le cifre contestate. Ben gli sta!
5 Abbiamo una tassazione ridondante sui redditi medi, sicuramente la più alta dei Paesi sviluppati. Rimodulazione dell’Irpef, attenuata sui ceti medio bassi e innalzata sugli alti. Revisione della curva delle aliquote con inserimento di nuovi scaglioni al di sopra dei 150.000 – 200.000 euro annui ed abbassamento di quelli mediani, per ridistribuire la pressione fiscale, col 75% di prelievo per redditi di oltre un milione . Tale nuova curva porterà un minor gettito che dovrà essere parzialmente compensato dalla imposta patrimoniale sulle rendite finanziarie. Dispiace per i calciatori di serie A …..pazienza si ritornerà a prima degli anni 80. Tanto non cambierà nulla riguardo all’indotto di tale giostra per la distrazione delle masse.
Scaglione reddito. Curva attuale. Nuova proposta. Non basta spostare la tassazione dalle persone alle cose. Bisogna aumentare le aliquote sui redditi alti.
1 -15.000 23%a 21%
15.001 – 28.000 27%a 26%
28.000 – 55.000 38%a 37%
55.001 – 75.000 41% a 40%
75.001 – 100.000 43%a 44%
100.001 -150.000 43%a 45%
150.001 – 200.000 43%a 46%
200.000 – 1.000.000 43%a 50%
Oltre 1.000.000 43%a 75%
6 Introdurre lo strumento del contrasto di interessi, come hanno fatto tutti i Paesi sviluppati. La sottofatturazione o la non fatturazione (“ti levo 50 e non te la faccioâ€) in cambio di uno sconto, così come la falsa fattura (te la fanno ma non la registrano) è un fenomeno diffuso. Dare la possibilità di scaricare quasi a tutti dal reddito (dalla dichiarazione dei redditi) gli scontrini e le fatture inerenti a: dentista,visite specialistiche, commercialista, spese per riparazione automobile, idraulico, elettricista, muratore, affitto, ecc. aiuta eccome a stanare gli evasori. In America c’è il carcere. Si devono dunque poter detrarre tutte le fatture emesse dei liberi professionisti (autonomi) in misura inversamente proporzionale alle capacità finanziarie. Per ogni fascia dovrà variare sia la percentuale di detrazione, sia la franchigia, che la detrazione massima. In pratica le famiglie della “middle class†e meno abbienti devono poter scaricare parzialmente sia l’acquisto di beni (come l’acquisto di un obbligatorio depuratore casalingo dell’ acqua cosiddetta potabile del rubinetto e di obbligatori utilizzatori di energie rinnovabili purché siano made in Italy), che l’acquisizione di servizi in misura proporzionale alla disponibilità patrimoniale (reddito e rendite) dell’anno precedente e a 3 coefficienti (se il lavoro è nel privato, se si paga un affitto, e in base al numero dei figli). Queste parcelle a loro volta devono essere calmierate e per ogni tipo di prestazione deve essere stabilito una spesa massima. Il tariffario di massima che dovrà essere esposto al pubblico verrà definito dopo concertazione tra esperti dei ministeri, esponenti degli ordini delle categorie e associazioni dei consumatori utenti. Per ogni prestazione dovrà essere obbligatorio il rilascio di un preventivo cartaceo intestato alla partita Iva. La fattura sarà documento da far valere in caso di controversia da lavoro considerato mal eseguito. L’autonomo temendo una visita in incognito della GdF (con audio registrazione probatoria), una delazione (spiata) da parte del cliente aspirante “cacciatore di taglie†(percepirà anonimamente un decimo della multa comminata) con processo penale e immediati arresti domiciliari ( con chiusura attività e radiazione dall’albo) e pressati dai clienti che vogliono “scaricare†la fattura ed evitare arresto domiciliare per associazione a delinquere: non fatturerà più in nero. La registrazione di tali attività farà cosi guadagnare il pil rispetto al debito pubblico. Ogni anno paghiamo 90 miliardi di interessi sul debito!
Gli autonomi che praticheranno prezzi inferiori alle tariffe massime consentite potranno usufruire di pubblicità gratuite nelle bacheche adiacenti all’albo pretorio non solo del Comune di residenza ma anche dei limitrofi.
E io pago! Mentre ogni cappone vuole ritardare il suo Natale!
“Burocrazia. Un’organizzazione che non può correggere il proprio comportamento imparando dai propri erroriâ€. Michel Crozier
La casta di tutte le caste sono i burocrati. Come è possibile che un dirigente comunale guadagni 1500 volte lo stipendio di un suo impiegato (mediamente 1200 euro al mese) e nel frattempo non funzionano le luci dell’illuminazione pubblica per incuria e mancanza di fondi? Come sono possibili i lauti stipendi dei politicizzati manager e primari asl mentre mancano i posti letto? Come è possibile che un segretario comunale guadagni più di un Sindaco e nessuno si preoccupi di farlo diventare presidio notarile in ogni Comune?
Proposta: Decurtazione a 4000 netti mensili di tutti gli stipendi e pensionamenti pubblici oltre i 4000 euro netti, ad esclusione di premialità e di incarichi rischiosi e con gravose responsabilità per medici chirurghi, generali in zone di guerra e magistrati in lotta contro le mafie che possono arrivare a 5000 netti non oltre. Inoltre tassa sul pregresso. Politici, manager e funzionari che hanno percepito oltre i 10000 euro netti dovranno restituire la metà di ciò che hanno indebitamente percepito a causa di aberranti norme deliberate da luciferini legislatori. Gli stipendi pubblici dal 2000 in poi sono cresciuti del 40% , il triplo rispetto a quello dei privati. Per intenderci: i privati (siano essi dipendenti o datori di lavoro) sono coloro che retribuiscono il “pubblico†per avere dei servizi (dalla scuola alla polizia). E’ più importante il settore primario (agricolo e industriale) o i servizi al primario? A chi ha accusato Giuliano Amato di percepire diversi emolumenti ecco cosa ha risposto: “Io non sono un topo nel formaggio. Sono andato in pensione dopo essere stato presidente dell’Antitrust . Mediando gli anni da docente e quelli dell’Antitrust, la mia pensione è di 22mila euro lordi al mese, 11mila e 500netti. Da allora ho svolto varie attività perché sono stato pressato. Il vitalizio di 5 legislature lo destino in beneficenzaâ€. La legge fondamentale del nuovo ordinamento Statale deve essere: “Nessuno, sia esso Parlamentare, Magistrato Alto Funzionario, deve potersi stabilire da solo o come categoria il proprio stipendio, emolumento, vitalizio o indennità che sia. Gli stipendi dei pubblici dipendenti dal Presidente della Repubblica all’ultimo impiegato ministeriale deve essere stabilito da un organismo che tenga conto della situazione economica del Paese, dei meriti degli individui e delle categorie, possibilmente in accordo con i sindacatiâ€. E per l’appunto sembra giusto che gli astronomici compensi degli alti burocrati e manager di Stato vengano ridotti a 4000 euro. Comunque in generale anche a parità di emolumenti ce sempre una bella differenza tra pubblico e privato. Sulla carte, stessi stipendi, stessi diritti…nella realtà …spiegalo a un lavoratore dell’edilizia, un cassiere di supermercato, una commessa, ecc. Non c’è paragone. In Italia, salvo eccezioni, chi lavora nel privato è solo uno sfigato.
Altro che gioventù bruciata e pensionati incartapecoriti ma “cacciatori di taglie†e “pantere grigieâ€.
La crescita del Pil e del benessere di una nazione è possibile anche grazie al diffuso controllo sociale oltre che economico (Difensori civici, Garanti dei Consumatori, Associazioni di consumatori utenti, Movimenti politici etici, ecc). Gli stessi cittadini della cittadinanza attiva dunque devono farsi carico di stigmatizzare il mancato rispetto delle regole ad ogni livello sia delle amministrazioni pubbliche che delle professioni private e denunciare alle autorità . Ma ciò sarà possibile solo se ci saranno norme in grado di spalleggiare sia chi denuncia, che le autorità giudiziarie e di pubblica sicurezza che devono rispondere a tale denunce.
Servizio civile obbligatorio. Recupero di energie giovanili e mature sprecate. Si, l’intera collettività ne ha bisogno. I Comuni in accordo programmatico e esecutivo col Dipartimento (centrale) di Protezione civile, Forze dell’Ordine (compresi Corpo forestale dello Stato e Vigili urbani), istituti di vigilanza privati, Scuole, Asl, ed Associazioni onlus, devono gestire e coordinare un obbligatorio servizio mensile per tutti gli anziani (almeno 6 mesi di impiego dopo il raggiungimento del riposo lavorativo) e ragazzi (dal primo anno delle scuole medie inferiori al penultimo delle Superiori) di sana e robusta costituzione da impiegare per LSU (lavori socialmente utili). I dirigenti Asl e i comandanti delle Forze dell’Ordine si dovranno occupare di gestire nello specifico, gli impieghi più appropriati nei loro settori di competenza mentre i “civici†dovranno far capo all’Assessore locale (e in penultimo regionale) alle politiche sociali, che quindi sarà il referente territoriale d’elezione del D.di P.c. Le pattuglie mobili di vigilanza pubblica e privata e i medici di medicina generale avranno il ruolo di auditori e controllori delle attività sul campo. Ci vuole dunque un tempo di servizio agli altri, della durata di minimo 12 mesi ripartiti tra adolescenza e anzianità (entro i 75 anni). Un mese ogni anno a partire dal conseguimento del diploma medio fino a quello superiore. Altri 6 mesi dopo il raggiungimento della pensione. I contenuti ed i processi adeguati a gestirlo sono una responsabilità del terzo settore che deve inventarsi anche forme per sostenerlo e finanziarlo. Ma anche a carico del Governo con tessera gratuita per muoversi tramite servizi pubblici.
Presidio quotidiano del territorio. Gli istituti di vigilanza privati devono assurgere al ruolo di cooperatore dello Stato a pena di chiusura. Il Prefetto deve coordinare le Forze dell’Ordine, la Polizia (ex) Provinciale, la Protezione Civile ( che a sua volta deve organizzare il servizio civile obbligatorio e volontario), le Guardie giurate, i Vigili urbani, le Guardie forestali, l’ Esercito, per garantire un ininterrotto servizio notturno e diurno di vigilanza di aree critiche: innanzitutto campagne oggetto di versamento rifiuti e a rischio di cementificazione selvaggia, imprese a rischio furti e attentati mafiosi, case di campagne a rischio ruberie e sequestri di persone e poi in generale tutte le aree urbane ed extraurbane. Le auto di sorveglianza istituzionali e private durante il loro servizio devono anche poter distribuire nelle zone assegnate le forze della protezione Civile.
stabilire forme di premialità a coloro che documenteranno (con videofonini, videocamere, ecc) e denunceranno alle autorità anche in forma anonima (garanzia di anonimato) tali comportamenti scorretti nei confronti dell’intera collettività . Incentivare cioè i cittadini ad essere dei veri e propri “cacciatori di taglieâ€. La taglia in questo caso corrisponderà a una parte della sanzione pecuniaria a carico dei furbi parassiti di turno. E verrà remunerata in forma anonima e in contati presso una caserma dei Carabinieri o della G di F, o commissariato di propria scelta. Anche fuori Regione o Provincia (che nel frattempo sarà stata “depoliticizzataâ€).