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Manca una palestra per gli allenamenti, il pugile professinista Andrea Di Monte rischia di appendere i guantoni

I combattimenti più duri, Andrea Di Monte pugile di Lanciano, li combatte fuori dal ring, contro la miopia di chi non capisce che i suoi successi mantengono alto il nome di Lanciano a livello internazionale. Pugile professionista dal 2008, ha incrociato i guantoni con i migliori boxer medio massimi, la categoria di peso in cui la sola forza, senza dinamismo e tecnica non basta per emergere. Essere, quindi, settimo nella classifica Nazionale e trecentesimo in quella nazionale, è certamente un buon risultato per il pugile Frentano che, comunque, rischia di interrompere la sua carriera a causa della mancanza di una palestra per allenarsi.

Andrea ha combattuto tre incontri da professionista, vincendone due per ko l’ultimo proprio a dicembre a Lanciano quando ha battuto sul ring al Centro Fiera l’ungherese e più quotato Pal Bohus. Per preparare quel match, ha avuto un permesso speciale per occupare una stanza nel palazzetto dello sport per due mesi. Ad assistere al match c’erano almeno mille spettatori. A febbraio avrebbe dovuto disputare il suo quarto incontro, questa volta all’estero, in Serbia, contro il campione locale. Ha dovuto rinunciare al match perché non ha avuto la possibilità di allenarsi al meglio.

“Per preparare un incontro – spiega Di Monte, bisogna allenarsi tutti i giorni, due ore al mattino e due ore al pomeriggio, per almeno tre mesi. Un allenamento duro e continuo per affrontare un avversario che ha fatto lo stesso e, di solito, vince chi lo ha fatto meglio”. Una rinuncia dolorosa per chi, come Andrea, vive di passione per il pugilato e non è l’unica dettata dalla mancanza di una palestra in cui allenarsi. “A settembre avrei dovuto incontrare il forte spagnolo Fernando Fernandez ma la preparazione è stata incostante quindi, anche in quel caso ho dovuto rinunciare”. Eppure, dovunque Andrea Di Monte va, su qualunque ring salga o sia salito anche nei sui 66 incontri da dilettante disputati in diverse città italiane, è stato sempre presentato come “Andrea Di Monte da Lanciano”. Una vetrina per la città frentana la cui amministrazione, negli anni, non ne riconosce l’importanza. Da tempo, infatti, il pugile chiede di poter attrezzare una piccola area all’interno di una delle tre strutture sportive al coperto della città. Uno spazio in cui montare il ring, alcuni sacchi e le attrezzature necessarie per poter svolgere gli allenamenti magari insieme ai ragazzi che, nel corso del tempo, si sono appassionati al nobile sport della boxe. In quelle strutture trovano posto, per fortuna e senza ironia, le attività di appassionati a molte discipline sportive, dalla pallavolo al basket, al calcetto finanche alla danza ritmica e ai balli di gruppo tranne per una attività che indubbiamente ha dato e darebbe ancor più lustro alla città creando le basi per una scuola lancianese di boxe ad alto livello.
Inutile pensare alle palestre privata che non sono idonee; un ring ingombra troppo. Per questo, senza un intervento dell’amministrazione comunale, Andrea Di Monte dovrà appendere i guantoni al chiodo dissipando quanto fatto di buono fino ad oggi mentre Lanciano perderà, quindi, una eccellenza perché non è stata trovata una stanza per farlo allenare. Che spreco sarebbe.

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