Con riferimento ai numerosi articoli pubblicati su quotidiani locali ed a gran dire con più voci, viene da tempo trattato il tema del recupero in corso della Rocca Janula in Cassino (Fr), curato dal Ministero dei Beni e le Attività Culturali che, con le attività della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Lazio, si è impegnato per il suo restauro, evitandone l’irrimediabile perdita dopo un cinquantennio di precario stato di rudere e di abbandono. Sono moniti d’interesse correlati certamente all’importanza culturale che il monumento riveste per tutti, ma anche alle aspettative che oramai tutta la cittadinanza del cassinate vi ripone, per il beneficio di uno sviluppo delle sue attività culturali.
Apprezzando pertanto l’attenzione rivolta a questo impegnativo lavoro di restauro, con entusiasmo si raccoglie l’occasione per esporre notizie sulle novità di cantiere, considerandola cosa gradita e doveroso contributo d’informazioni, volto ad arricchire l’interesse e le iniziative anche sinergiche che attualmente non mancano con l’Amministrazione comunale di Cassino, anche Lei impegnata ad offrire opportunità di sviluppo per questa grande risorsa culturale, facendo fronte comune e con priorità alle esigenze di un suo idoneo riuso.
E’ stato già reso noto precedentemente come i lavori di restauro sin d’ora eseguiti, abbiano necessariamente comportato anche la rimozione di una cospicua coltre di terreno e dei residui di crolli di murature, depositatisi sia all’interno come nell’intorno della prima cinta muraria della Rocca e molti sono gli elementi fittili, di pietra lavorata o di interesse architettonico rinvenuti fortuitamente con gli scavi, posti al vaglio archeologico e ritenuti significativi ad un’analisi storica ed etno – antropologica, perché capaci d’identificare inconfondibilmente gli episodi significativi di questi luoghi, come i resti originali dell’impianto primordiale del X sec. ed in seguito ampliato nel XII sec., gli elementi ciclopici rinvenuti murati in sito e probabilmente di spoglio da edificazioni di un’epoca leggendaria antecedente, ma ancora tutti da accertare e vari particolari dell’edificazione militare, non osservati precedentemente.
Senza poterci dilungare attentamente nei numerosi ritrovamenti, che intimamente legano la Rocca Janula ad un millennio di storia patria, si riporta significatamente la notizia del ritrovamento di una lapide con epigrafe ancora integra, ricavata direttamente su roccia e venuta alla luce durante i lavori di scavo e di sistemazione del percorso storico all’esterno della Rocca Janula, non lontano dalla base di una sua Torre semicilindrica, attualmente ricostruita in parte sul suo muro a sud e storicamente nota perché voluta dall’Abate Pyrro Tomacelli all’inizio del XV sec., quando la Rocca fu al centro delle dispute tra la regina Giovanna II di Napoli e Montecassino, che ne venne in possesso e la fece fortificare maggiormente con altre cinte murarie, nella direzione dell’abitato di San Germano.
Emblematico, fortuito quanto inatteso ritrovamento, dopo le pesanti devastazioni belliche subite sui luoghi, che oggi ritorna a giusta visibilità lungo il percorso di avvicinamento alla Rocca Janula, ripristinato con gli ultimi lavori eseguiti ed appena conclusi. Con quest’opera si è riusciti a recuperare l’antico percorso carrozzabile di accesso alla Rocca e rasente alle sue mura, costituito da una rampa lievemente inclinata e cordonata con stangoni e conci di pietra, che si evolve come esattamente fu rilevata nel secolo scorso dall’ ing. Leonardo Paterna Baldizi prima dei devastanti eventi della seconda guerra mondiale e confermato dai grafici pubblicati dall’archeologo prof. Filippo Carettoni nel 1952 Il ritrovamento è importante e significativo, come peraltro citato in un editoriale di “ Cassino 2000 – I resti della Rocca Janula “, dove la lapide è resa nota storicamente e dettagliatamente menzionata nella sua epigrafe, tanto che si descrive… “ all’Unita` d’Italia la Rocca giungeva gravemente compromessa. Solo la zona della Chiesa era ancora frequentata da una congregazione laica che nel 1870, per chiudere la storia militare della Rocca e consacrarla ad un ideale di pace, ivi pose una lapide per dedicare la Rocca alla Madonna: “ Haec turris munita loco muroque tenaci /aetatis memorat facta nefanda suae /at nunc versa Dei Sanctae Genetricis in aedem /ipsius ad cultum tot pia corda movet “ ( Cassino, 1870 ) ( Questa torre, protetta dalla natura del luogo e dal muro gagliardo, / ricorda le gesta nefande della sua eta`;/ ma ora trasformata in casa della Santa Madre di Dio / al culto di essa rivolge tutti i cuori religiosi. )
L’epigrafe, con il suo messaggio di pace, indicava chiaramente che, mutati tempi, il potere religioso sarebbe stato oramai definitivamente solo spirituale. Come si legge dal Baldizzi, nel suo approfondito studio redatto agli inizi del ‘900, la Rocca Janula effettivamente costituisce nel territorio una specifica espressione del feudalesimo ecclesiastico e le sue mura sono intrise di vicende storiche, che poi si accompagnano con quelle del suo territorio e del mezzogiorno d’Italia.
Emblematico, quanto significativo l’attuale ritrovamento datato 1870, visto che idealmente ci riporta allo storico evento della presa di Roma da parte dei bersaglieri dell’esercito piemontese del Re Vittorio Emanuele II che il 20 settembre del 1870, agli ordini del Gen. Raffaele Cadorna, entrarono nello Stato Vaticano retto da Papa Pio IX attraverso la famosa breccia di Porta Pia, determinandone di fatto la sua esistenza. Fu l’episodio del Risorgimento che sancì l’annessione di Roma al Regno d’Italia, decretando la fine dello Stato Pontificio e del potere temporale dei Papi. Per la promozione dell’importante ritrovamento, si auspica una cerimonia pubblica commemorativa, patrocinata dall’Amministrazione comunale, dimostratasi sensibile alle vicende di questo lavoro per  la sua collettività , a cui rimane intimamente legato.
Arch. Carlo Scappaticci
Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici
per le Provincie di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo