“La vivisezione in Lombardia purtroppo non si limita ai cani di Green Hill o alle scimmie di Harlan”. E’ quanto si legge in un comunicato stampa dell’associazione Aidaa presieduta da Lorenzo Croce. “Per dare un quadro degli interessi e dei profitti che ruotano attorno alla sperimentazione animale riteniamo sia buona cosa avere i dati precisi per capire di cosa stiamo parlando. In Lombardia sono presenti il 70% dei maggiori centri di ricerca dove si pratica la tortura su animali e qui si svolge la stragrande maggioranza di esperimenti su primati, cani, gatti, ma anche topi, cavie ed altri animali da laboratorio. Ma vediamo i numeri nel dettaglio: i laboratori in cui si pratica la vivisezione e la sperimentazione animale sono 137 (dato 2010) molti di loro sono situati nelle Università , in ospedali pubblici e privati come il San Raffaele e la clinica Humanitas o in strutture industriali quali la ex Pharmacia di Nerviano. Oltre a questi vi sono anche istallazioni di “ricerca scientifica†militare le cui attività sono assolutamente sconosciute in quanto coperte da segreto di stato. In Lombardia sono presenti 3 allevamenti di animali destinati alla vivisezione dei quali 2 stabilimenti Harlan a Correzzana e Bresso e Green Hill di Montichiari, quest’ultimo alleva solo cani di razza beagle. In Lombardia ogni anno vengono utilizzati (e in buona parte uccisi) circa 650.000 animali l’anno per la vivisezione e la sperimentazione animale di questi il 65% è importato dall’estero (in particolare gatti e altri piccoli animali). Secondo le stime ufficiali il giro di affari solo per quanto riguarda gli animali supera i 450 milioni di euro l’anno. I dati sono tratti da fonti regionali e ministeriali. Questi sono i numeri della vivisezione in Lombardia. Per questo motivo AIDAA ritiene assolutamente insufficienti sia la proposta di legge 145 iscritta al consiglio regionale lombardo che punisce con una multa da 50.000 a 150.000 euro chi alleva animali destinati alla vivisezione in Lombardia, sia l’emendamento in discussione al Senato che di fatto proibisce l’allevamento di cani e gatti e primati mentre non tocca in alcun modo il diritto di sperimentare sugli animali lasciando decidere sull’utilità degli esperimenti ai singoli ricercatori all’interno dei protocolli farmacologici. Tra gli esperimenti maggiormente eseguiti in Lombardia vi sono prove di natura tossicologica, interventi chirurgici ed esperimenti di natura neurologica specialmente questi sui cervelli di gatti e scimmie.