di Max Latempa
Il debito pubblico italiano è di proporzioni talmente ampie e spropositate che sono sempre di più gli economisti che si stanno convincendo che il nostro Paese non sarà mai in grado, non solo di appianarlo, ma neanche di affrontarlo. Basti pensare che, nei prossimi due trimestri del 2012, andranno in scadenza in Europa 500 miliardi di eurotitoli pubblici di paesi non a tripla A e, di questi, ben 300 sono dell’ Italia. Complessivamente il debito pubblico dell’ Italia ammonta a due trilioni di euro, cioè circa duemila miliardi, ed il 50% scadrà nel prossimo biennio.
Nonostante i tassi d’ interesse delle ultime emissioni di BTP siano scesi di nuovo intorno al 5% è evidente che il solo pagamento degli interessi sulla montagna del debito descritta poc’anzi risulta talmente fuori portata per un paese come l’ Italia che parlare di rigore e contenimento della spesa pubblica è come voler far credere ad un malato terminale che con l’ aspirina si salverà . Chi lo dice è sicuramente in malafede.
L’ Italia è un paese che non ha la tripla A, ha una bassissima crescita ed un debito altissimo, una spesa pubblica fuori controllo ed una tassazione già ai massimi della pressione sopportabile.
Dunque non ha margini di manovra. Eppure il Governo sta sottoponendo gli italiani ad un salasso mai visto prima, chiedendo lacrime e sangue in cambio di una salvezza che, come abbiamo dimostrato, non potrà mai arrivare. Pur di tenere in piedi il dogma dell’ euro forte, imposto dai tedeschi a tutti i partners, e per rispettare i folli parametri che sin dall’ inizio erano chiaramente non realistici, il Governo italiano sta portando la nazione verso un disastro finanziario che lascerà milioni di famiglie sul lastrico con l’ Italia comunque ai piedi della montagna di debiti ancora inviolata. Perché?
Perché prima che crolli tutto le banche devono recuperare il più possibile. E’ stato fatto con la Grecia. Lo stanno facendo con l’Italia.
Con il paese ellenico le banche hanno munto le casse statali per quattro anni, compiacendo le frottole dei governanti ellenici ed europei, che dicevano ai greci che la situazione era risolvibile. Intanto arrivavano i prestiti e venivano emessi titoli finanche al 25%d’ interesse. I greci dovevano garantire il rimborso degli stessi ma il loro debito invece di diminure è raddoppiato in tre anni. Quando la gente lo ha capito ha messo a ferro e fuoco Atene. Le banche allora hanno magnanimamente accettato di ridiscutere il debito tramite un default controllato ed hanno preso un pacco di carta a scadenze lunghissime ed a bassissimo rendimento in cambio dei 160 miliardi di taglio del loro credito complessivo. Avevano talmente guadagnato in passato che hanno capito che non era più il caso di tirare la corda.
Recentemente uno degli economisti più assennati, Oscar Giannino, ha chiesto al governo Monti di arrivare immediatamente anche per l’ Italia al default controllato, per non distruggere definitvamente il barlume di speranza che rimane per le generazioni future.
Meglio che falliscano 4 o 5 banche internazionali piuttosto che un’intera nazione.
Mario Monti dimostri di essere il Presidente del Consiglio degli italiani e non più un consulente di Goldman Sachs.