Da Giovanni D’Agata riceviamo e pubblichiamo.
Non è una novità che riguarda solo cittadini con ruoli pubblici, ma un fatto globale quello di millantare titoli di studio che molto valgono quanto aria fritta o non ci sono proprio.
Dopo il caso della laurea albanese del “trotaâ€, Renzo Bossi (che non definiamo “fantomatica†per rispetto della magistratura inquirente) e di altri fieri esponenti “padani†che ha fatto sollevare più di un punto interrogativo, in Italia e non solo viene da chiedersi quanti millantatori ci siano in giro e come fare a smascherare l’esistenza o la validità di un titolo.
I precedenti, nel mondo sono, peraltro, tanti a partire da quello recentissimo di altri politici europei come il caso del presidente ungherese Pal Schmitt o quello del ministro tedesco zu Guttenberg.
Nel mondo finanziario, ultimo episodio è quello del Ceo di Yahoo!, ossia del “dott.†Scott Thompson.
Solo che nel resto del mondo essere presi con le mani del sacco significa come minimo “dimissioni sicureâ€, tant’è che l’amministratore delegato di Yahoo non ha esitato minimamente quando nel suo curriculum è stata pizzicata una falsa laurea in informatica. Mentre nel Belpaese, solitamente, non si arriva a cotanta dignità né pare che le soluzioni per verificare la correttezza dei curricula di ogni singolo personaggio appaiono di insormontabile difficoltà .
Per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore†di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Dirittiâ€, un primo e semplice passo per una maggiore trasparenza potrebbe consistere nel realizzare una vera e propria anagrafe on line di lauree e diplomi, ma ci aggiungeremmo anche di master, a cura del MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) al fine di rendere immediatamente intelligibile agli occhi del pubblico, l’effettivo conseguimento di titoli validi sul territorio nazionale nei confronti di qualsiasi cittadino che ne dichiari il possesso.