Da Giovanni D’Agata riceviamo e pubblichiamo.
Ce ne siamo già accorti tutti: i costi per l’energia elettrica mese dopo mese sono diventati sempre più insostenibili per le famiglie italiane. La conferma viene dall’ultimo dossier di Legambiente secondo cui negli ultimi dieci anni vi sono stati aumenti pari a circa 177 euro.
La colpa principale dei rincari è certamente dovuta alla pressoché totale dipendenza della nazione dalle fonti fossili le cui materie prime hanno registrato aumenti da record mentre sulla bilancia delle fonti di approvvigionamento energetico quelle rinnovabili pesano solo per il 13%.
D’altronde essendo un Paese che non possiede giacimenti rilevanti di gas, petrolio e carbone, siamo costretti ad importarne ben il 97% della domanda.
L’aumento dei costi d’importazione di fonti fossili e della loro trasformazione in energia elettrica è significativamente rappresentato in bolletta con un passaggio da 106,06 euro a 293,96 che segna quindi un + 187,36 euro a famiglia, e quindi una percentuale di rincaro pari al 177,2%.
Notevolmente inferiore l’aumento dei costi relativi alle fonti pulite con una spesa annua in bolletta legata a quest’ultime pari a 67 euro, ossia il 13,1% del totale pagato mediamente dalle famiglie italiane che si assesta a 515 euro.
Le ricette per tagliare i costi delle bollette sono sia di natura strutturale come ha tenuto a precisare la stessa associazione ambientalista che aggiunge Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore†di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti†di natura personale o familiare.
Ma venendo alle prime, lo Stato si deve impegnare in una seria politica di sviluppo delle vere rinnovabili. Una scelta definitiva e chiara che veda sostituire gradualmente le fossili con energia prodotta dal sole, vento, acqua e geotermia, permetterebbe di abbattere radicalmente l’importazione e la produzione delle prime. Legambiente ha parlato anche di biomasse, ma lo “Sportello dei Diritti†dissente da questa prospettiva perché si tratta di fonti che comunque producono delle combustioni inquinanti per l’ambiente e poi non sono delle vere e proprie rinnovabili.
Un altro step di sistema è quello di eliminare alcune voci che contribuiscono a determinare il costo globale delle fatture: tra di esse una serie di oneri che siamo costretti a pagare tra gli oneri generali di sistema per la messa in sicurezza dei siti nucleari, per i regimi tariffari speciali alle Ferrovie, ma anche tutti i sussidi legati alle fonti assimiliate e quindi inceneritori e raffinerie.
Un altro importantissimo passaggio che tarda ad arrivare è quello di garantire una seria concorrenza nel mercato elettrico.
Ma è nelle case e nelle aziende che dovrebbe attuarsi un piano di risparmio energetico contro gli sprechi. Forme d’incentivazione generalizzate al risparmio potrebbero essere costituite da premi che si ritrovano in bolletta in caso di abbattimento dei consumi.