Un modello di assistenza inedito, che assume una dimensione ibrida mettendo insieme caratteristiche differenti. E’ nato così l’Ospedale di comunità , la nuova formula adottata dalla Asl Lanciano Vasto Chieti che ha scelto Gissi per ripartire dal territorio con una proposta assistenziale mai sperimentata prima in provincia di Chieti e destinata a pazienti affetti da patologie croniche. La struttura, che già da diverse settimane accoglie i primi pazienti, è stata inaugurata questa mattina nel corso di un’affollata cerimonia alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il direttore generale,
Francesco Zavattaro,
e il direttore sanitario della Asl, Amedeo Budassi, il direttore dell’ospedale di comunità , Fioravante Di Giovanni, il sindaco di Gissi, Nicola Marisi, il segretario regionale della Società italiana di medicina generale (Simg), Lucio Zinni, e i consiglieri regionali Giuseppe Tagliente, Antonio Prospero e Nicola Argirò.
In sostanza l’ospedale di comunità è la struttura dedicata a malati che, pur non necessitando di un ricovero in ospedale per vari motivi, non possono vedere risolto il loro problema di salute in ambito domiciliare. Ecco perché si configura come un luogo di cura intermedio, adatto a gestire per un periodo di tempo limitato processi di riabilitazione e terapie programmate in ambiente protetto. Pur avendo la struttura una connotazione tutta sanitaria, non trascura la ricaduta sociale delle patologie croniche, gravose per i malati e impegnative per i famigliari, ai quali può risultare di sicuro giovamento un periodo di sollievo dal carico assistenziale.
L’ospedale di comunità , dunque, è organizzato per tenere conto anche di questi aspetti della malattia, apparentemente secondari, ben noti, invece, a chi assiste malati cronici, per i quali il ricovero in ospedale è stato fino a oggi l’unica soluzione. In sostanza è destinato ai residenti, prevalentemente anziani, affetti da patologie che non necessitano di terapie intensive o di rilevante impegno tecnologico e non possono essere seguite a domicilio.
«Siamo qui a ricostruire dopo avere recuperato risorse grazie a una politica di razionalizzazione improntata alla qualità e non alle restrizioni – ha sottolineato Zavattaro -. Dobbiamo appropriarci di questa nuova visione che fornisce risposte migliori e più efficienti della vecchia logica che vede nell’ospedale l’unica risposta assistenziale possibile. Quello fatto a Gissi è un lavoro di crescita, non di dismissione, è un laboratorio sperimentale che ci permette di costruire un’alternativa vera all’ospedale, che ha pari dignità e importanza delle strutture destinate ai pazienti acuti».
Nel Presidio territoriale di assistenza di Gissi, dunque, sono stati attivati i primi 10 posti letto (su un totale di 18) riservati ai pazienti accolti presso l’ospedale di comunità , la cui responsabilità clinica è affidata ai medici di medicina generale che, oltre ad avanzare la proposta di ricovero per un proprio assistito, ne seguono il piano terapeutico, gestito in collaborazione con i medici della continuità assistenziale presenti nella struttura nelle 24 ore, e quindi pronti a intervenire in caso di emergenza. La parte assistenziale, invece, è a cura degli infermieri, la cui presenza è garantita ugualmente giorno e notte.
«Questa realizzazione è la dimostrazione di un proficuo impegno messo in campo dalla direzione della Asl e dagli operatori per attuare quel processo di riconversione della sanità abruzzese che ci ha permesso di uscire dal tunnel dei debito – ha evidenziato il consigliere Giuseppe Tagliente -. L’ospedale di comunità offre a questo territorio una risposta assistenziale adeguata e necessaria e darà in futuro una caratterizzazione nuova a questa struttura, della quale tutti dobbiamo essere orgogliosi».
Il progetto è stato realizzato grazie all’adesione di 19 medici di assistenza primaria del territorio e quattro medici della continuità assistenziale, i quali hanno svolto un ruolo fondamentale per l’avvio di questo nuovo modello assistenziale.
«L’ospedale di comunità è nel contempo punto di arrivo e di partenza – ha commentato Lucio Zinni della Simg – perchè si pone come tassello iniziale di un mosaico che disegna nuovi scenari e un nuovo ruolo per le cure primarie. La nostra società scientifica è pronta a partecipare come parte attiva al processo di governance di questo percorso che porterà i medici di medicina generale ad avere un interesse allargato alla comunità dei pazienti oltre che a restare fiduciari dei propri assistiti».