“La buona notizia è che il Tribunale di Cassino è stato salvato e, quindi, questa provincia non perderà un importante presidio di legalità . Quella pessima è che la salvezza del Tribunale è dovuta al fatto che questo territorio ha un’alta incidenza mafiosa. La novità è che per la prima volta il Governo dimostra una particolare ed intelligente sensibilità verso le problematiche della Ciociaria, una provincia segnata da una crisi senza precedenti, che sta mettendo in ginocchio la sua economia. L’ovvietà , purtroppo, è che questo territorio è afflitto da una storica presenza camorrista e non solo. Quest’ultimo aspetto per anni è stato oggetto di diatribe e scontri verbali tra chi perseverava nell’affermare che Frosinone fosse un’oasi, ignorando la storia, il presente ed i rischi per il futuro, certificati da decine e decine di indagini con relativi cospicui sequestri e arresti e chi, invece, cercava di allertare sui pericoli che rappresentava la presenza del cancro mafioso. Una querelle alimentata dall’atteggiamento intollerabile dei rappresentanti istituzionali di ogni livello e grado, che con il loro sciagurato comportamento hanno disincentivato l’attività investigativa sui fenomeni mafiosi da parte degli organismi territoriali, riducendola di fatto a zero e lasciando che le clamorose indagini, che negli anni hanno portato a sequestri per milioni di euro ed importantissimi arresti, venissero svolte da uffici di altre province. Dichiarazioni pubbliche fuorvianti tendenti a sminuire, se non azzerare, il problema si sono succedute per troppo tempo da parte di questori e prefetti, ma anche di sindaci, politici e non solo, sebbene, dagli addetti ai lavori, soprattutto magistrati in prima linea nella lotta alle mafie, arrivassero affermazioni allarmanti e sostenute da prove oggettive. In questa battaglia il Silp per la CGIL di Frosinone ha cercato di fornire il miglior contributo, denunciando i rischi della sottovalutazione di un problema che riguardava, non solo la polizia, ma la comunità intera, cui erano sottratti, dai negazionisti istituzionali, gli strumenti indispensabili per poter affrontare, anche culturalmente, un male capace di incidere drammaticamente sull’economia e sulle relazioni sociali nel territorio. Ora, col provvedimento del Governo e dagli stessi argomenti utilizzati per salvare il Tribunale Cassinate emerge la verità , che non fa piacere ma che consente, finalmente, di vedere la realtà senza filtri o veli che fino ad oggi hanno condizionato questa patologia. Pertanto, oltre a gioire per lo scampato pericolo della soppressione di un fondamentale presidio di legalità in questa provincia, qual è il Tribunale di Cassino, bisogna cominciare a rivedere per intero i modelli operativi ed investigativi, affinché ogni risorsa sia intelligentemente utilizzata dalle FF. di PP. nella prevenzione e nelle attività infoinvestigative tese a fronteggiare le mafie, ovvero, i reati compiuti da queste associazioni criminali prive di scrupoli e che fino a poco tempo fa’ hanno beneficiato di un’arma micidiale: il silenzio delle istituzioni. E’ giunto il momento che, alle importantissime parole dette sul tema dall’attuale Questore, sia dato un riscontro concreto attraverso la trasformazione di un intero apparato fino ad ora assente, salvo qualche eccezione, dalla lotta alle mafie, finalizzando l’opera investigativa al sequestro ed all’eventuale confisca di beni illeciti, oltre all’arresto di affiliati e fiancheggiatori. E’ ora che si faccia pulizia spazzando via le zone grigie dove le mafie trovano sponda per i loro investimenti apparentemente leciti, sensibilizzando tutte le amministrazioni pubbliche affinché segnalino ogni possibile situazione sospetta. C’è molto lavoro da fare per recuperare gli errori compiuti negli ultimi 30 anni e il metodo “Cassinoâ€, con i suoi pregi e difetti, potrebbe essere una strada percorribile, soprattutto, laddove si riesca a rinnovare una dirigenza che in molti, troppi anni di permanenza in una stessa sede, purtroppo, non ha prodotto risultati adeguati. La salvezza del Tribunale è una vittoria fondamentale per questo territorio, per trasformarla anche in un’occasione di rilancio occorre cambiare molto di ciò che si è fatto finora. Non facendolo, si rischierebbe di aver certificato una malattia, senza aver tentato di trovare una cura adatta. Le risorse, anche se andrebbero potenziate, ci sono e in questi anni il loro straordinario impegno, certificato da risultati continui, è stato semplicemente distolto. Ora, che sappiamo cosa deve essere fatto, basterebbe cambiare gli obiettivi, senza il rischio che qualcuno, seduto su qualche poltrona istituzionale, pagato con il danaro dei contribuenti, possa affermare che indagare sulle mafie in provincia è come fare la lotta ai fantasmiâ€.