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Libia in mano a bande armate, ucciso l’ambascoatore americano e quattro militari

Chi riteneva la Libia un Paese sicuro anche dopo la cacciata di Gheddafi è costretto a ricredersi. Ieri, una folla di manifestanti si sono radunati davanti l’ambasciata statunitense a Bengasi e, armati con armi da guerra, hanno ingaggiato una vera battaglia con i Marines a protezione della struttura diplomatica. Protestavano contro la produzione di un film americano che, secondo il loro religioso modo di vedere, è offensivo per la figura del Profeta. Il bilancio è pesantissimo: ucciso l’ambasciatore Chris Stevens, due marina e altri due funzionari mentre in 14 sono rimasti feriti. Mentre i militari sono morti nello s ostro a fuoco, il diplomatico sarebbe morto soffocato dal fumo generato da un incendio all’interno dell’ambasciata. L’episodio dimostra come il paese africano sia ben lontano dal poterlo definire sicuro. È evidente che il governo non ha ancora forze, per contrastare le bande armate di ispirazione islamica che ancora esistono e sono forti. Eppure, appena qualche mese fa, gli stessi manifestanti osannavano quella bandiera americana che aveva così fortemente contributo alla cacciata di Gheddafi.
Ermanno Amedei

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