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Nuove povertà, accattonaggio in crescita in Italia

Da Giovanni D’Agata riceviamo e pubblichiamo:
Non se ne conoscono i numeri, quasi impossibile fare un censimento dato il numero oscillante e la presenza su tutto il territorio nazionale di persone che si spostano da un luogo ad un altro costrette per necessità o per altre ragioni, ma una cosa é pressoché certa: si tratta di una vera e propria escalation quella del fenomeno dell’accattonaggio.
Ci hanno provato alcuni sindaci sceriffi a porvi un argine, con ordinanze più o meno bigotte, come degli slogan, e senza affrontare al cuore le cause del problema.
Se è vero, infatti, che si è soliti identificare nell’immaginario collettivo la figura del “barbone” seduto in strada con un bicchiere di plastica posto dinanzi a sé nel quale gettare l’obolo, tale fenomeno presenta complessità che oggi più che mai sono connesse all’aggravarsi della crisi economica.
La prova è data dal fatto che se sino a qualche anno fa riguardava i centri urbani più grandi, perché forse i clochard si confondono meglio tra la folla di una metropoli rispetto a farsi vedere nel paesino d’origine ed anche perché era più semplice reperire qualche spicciolo, oggi nessuna comunità, anche quelle dei centri rurali, ne è esente ed il fenomeno sta raggiungendo dimensioni drammatiche.
Per esempio, la stazione di Lecce, nell’estremo lembo del Tacco, quasi immune in passato dalla presenza di senza fissa dimora, oggi è diventata uno dei punti di ritrovo, specie nelle ore notturne di decine e decine di poveri alla ricerca di un tetto per la notte.
Per non parlare poi di chi richiede soldi a nome di fantomatiche associazioni benefiche o di vere e proprie organizzazioni criminali che utilizzano minorenni o cuccioli per attirare la sensibilità dei passanti.
Certo, i flussi migratori degli ultimi anni sono una delle cause che oggi ci fanno ritrovare in strada migliaia di persone senza un tetto e costrette a mendicare per la fame, ma quanti padri e madri di famiglia sono nostri connazionali? Non lo sappiamo, ma le mense della Caritas o di altre associazioni benefiche risultano sempre più piene.
Ed allora, è pressoché evidente che è la crisi economica che ha determinato un’amplificazione del fenomeno.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” è evidente che al di là dei risvolti penalistici che dovrebbero impegnare le forze di polizia giudiziaria e le autorità inquirenti nel verificare la sussistenza di reati specie quando in ballo ci sono associazioni che si spacciano per umanitarie o per fini solidaristici, ma poi fanno affari con i proventi dell’elemosine, o quando c’è un vero e proprio sfruttamento di minori o il maltrattamento di animali, la situazione d’emergenza dovrebbe spingere le amministrazioni locali più che a cercare di risolvere il problema a forza di ordinanze, di allestire centri per l’accoglienza adeguati per dare un pasto caldo ed un letto a chi è costretto a mendicare veramente per bisogno.

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