Da Giovanni D’Agata riceviamo e pubblichiamo:
Il West Nile, dopo aver viaggiato su rotte turistiche e commerciali, sfruttando le recenti ondate migratorie, è arrivato in Italia nel 1998 e in particolare si è insediato nel Veneto nel 2008. Il che dimostra che il virus è riuscito a svernare nelle aree umide vicino ai fiumi, dove probabilmente ha stabilito il suo ciclo endemico e qui ha trovato la sua nuova casa.
Si tratta di una infezione tropicale, simile all’epatite C o all’encefalite giapponese o a quella da zecche che in America ha causato migliaia di morti. Una di quelle minacce che solitamente pensiamo molto distante da noi ma che in realtà sono più vicine di quanto immaginiamo.
Sono 42 finora i casi segnalati di cui 32 confermati della malattia neuroinvasiva da West Nile virus, la febbre del Nilo, registrati in Italia tra il 15 giugno e il 12 ottobre, concentrati in tre regioni: Sardegna, Veneto e Friuli-Venezia-Giulia.
L’Unione Europea a fine 2011 contava 14 casi di contagio in Italia, di questi sette erano veneti (sei trevigiani e un veneziano).
Oggi la distribuzione territoriale è così di seguito suddivisa:
Gorizia (provincia) alla data del 27/09/2012 segnalato 1 caso confermato su 142461 abitanti
Oristano (provincia) alla data del 19/09/2012 segnalati 2 casi confermati su 167295 abitanti
Padova (provincia) alla data del 04/10/2012 segnalato1 caso ancora non confermato su 920903 abitanti
Pordenone (provincia) alla data del 27/09/2012 segnalato 1 caso confermato su 312359 abitanti
Treviso (provincia) alla data del 31/08/2012 segnalati 5 casi confermati 4 su 879408 abitanti
Venezia (provincia) alla data del 07/08/2012 su 30 casi confermati 21 su 853787 abitanti
Vicenza (provincia) alla data del 07/09/2012 segnalati 2 confermati 2 su 861768 abitanti
Intanto nell’UE, la Grecia ha segnalato cinque nuovi casi, uno dalla prefettura appena colpita di Kerkyra e quattro nelle prefetture con precedenti segnalazioni (3 di Kavala, 1 di Pella). Nuovi casi di febbre del Nilo occidentale sono stati scoperti nei paesi vicini: uno nella ex Repubblica iugoslava di Macedonia, 15 in Russia e 11 in Tunisia.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Dirittiâ€, se si vuole puntare a un contenimento della Febbre del Nilo Occidentale, è necessaria la prevenzione tramite la disinfestazione delle aree più a rischio.