Lettori licenziati, il Rettore Attaianese: “In Italia ha ragione chi urla e insulta”
16 Ottobre 2012Alcuni giorni fa la protesta dei Lettori licenziati dall’Università di Cassino ha fatto discutere e ha messo alla berlina l’Ateneo della città martire. Il rettore Ciro Attaianese non ci sta e relica alle accuse spiegando il contesto della vicenda.
“La protesta dei collaboratori esperti linguistici, noti anche come CEL, dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, – Scrive Attaianese – è sintomatica di un’anomalia tutta italiana, che vede il confronto democratico, basato su fatti e dati reali, soccombere alla convinzione che chi più urla e più insulta la controparte ha più ragione da vendere, in linea con uno stile ormai dilagante in tutti i sistemi di informazione.
Un’anomalia spesso camuffata da ideologia per difendere privilegi e spinte corporative che tutti a parole deprecano, salvo ad eccepire quando sono toccati da vicino.
Veniamo ai fatti. Come recita il contratto collettivo nazionale di lavoro dei dipendenti dell’università , i CEL svolgono “mansioni di collaborazione all’apprendimento delle lingue straniere da parte degli studentiâ€. Non si tratta, quindi, di personale in alcun modo assimilabile al personale docente e ricercatore, sia per le mansioni affidate, sia più banalmente perché il contratto in questione si applica solo al personale tecnicoamministrativo delle università . A differenza di quest’ultimo, però, la categoria dei CEL gode di alcuni indiscutibili vantaggi. In primo luogo un CEL non è stato reclutato con un pubblico concorso. In aggiunta, pur godendo di uno stipendio sostanzialmente uguale, quando non superiore, a quello di un impiegato di categoria D (tanto per intenderci quella più elevata) ha un impegno annuo, si badi bene annuo, di sole 500 ore, notevolmente inferiore rispetto alle oltre 1700 ore di qualunque altra unità di personale tecnico-amministrativo, e, per di più, senza obbligo di uso del cartellino per il rilevamento della presenza e dell’orario di lavoro. Si tratta, in definitiva, di unità di personale tecnico-amministrativo con un contratto di lavoro a tempo indeterminato di natura privatistica, peraltro confermata dal fatto che alcuni CEL svolgono altre attività lavorative, una possibilità notoriamente preclusa ad un dipendente pubblico, a meno che non opti per il tempo parziale con conseguente riduzione dello stipendio. Ad esempio, uno dei nostri CEL è docente di ruolo a tempo indeterminato in una scuola statale.
Fin qui la situazione di contesto generale. Veniamo ora al caso dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. Indubbiamente, il perdurare dei tagli dei finanziamenti pubblici ha indotto gli organi di governo dell’ateneo ad adottare misure di razionalizzazione delle spese. Tuttavia, tali misure sono state individuate rifiutando la logica dei tagli lineari, puntando a eliminare gli sprechi, a salvaguardare e, in molti casi, a migliorare i servizi offerti ai nostri studenti. Proprio nell’ambito di questo processo di razionalizzazione, l’Ateneo, forte della sua autonomia didattica, ha deciso di procedere ad un ammodernamento dell’insegnamento linguistico, nel tentativo di renderlo più efficiente ed efficace per i suoi studenti, anche alla luce dei risultati fin qui conseguiti e delle relative valutazioni. E’ noto che l’apprendimento di una lingua straniera viene tradizionalmente realizzato attraverso l’acquisizione di quattro abilità primarie: leggere, scrivere, ascoltare, parlare. Di queste le prime tre possono essere più efficacemente acquisite sia attraverso un incremento delle ore in aula con i docenti di lingua, sia ricorrendo a piattaforme e-learning utilizzabili anche via web, che hanno l’indubbio vantaggio di consentire agli studenti di ottimizzare il proprio impegno di studio, dal momento che possono addestrarsi, oltre che nei laboratori linguistici dell’ateneo, anche a casa senza limiti temporali di impegno. Ma tutto ciò non basta ad acquisire la conoscenza di una lingua straniera, soprattutto con riferimento alla quarta abilità primaria, il parlare. Partendo dalla constatazione che la maniera sicuramente più efficace per acquisire una competenza linguistica consiste nel vivere in un paese in cui si è costretti a comunicare nella lingua che si vuole apprendere, abbiamo deciso di rendere progressivamente obbligatorio per i nostri studenti di lingue un soggiorno di studio di sei mesi con le modalità del progetto Erasmus.
Come si può constatare si tratta di un pacchetto di misure ben più consistente e qualificato della semplice sostituzione CEL-computer, come qualcuno vorrebbe capziosamente far credere.
A questo punto, dal momento che il nuovo assetto organizzativo dell’Ateneo non prevede più l’esistenza dei CEL, si è posto il problema di ricollocarli. Proprio la natura privatistica del contratto di lavoro sopra richiamata consente l’applicazione delle procedure di mobilità previste dalla legge n.223 del 1991.
E’ così iniziato a fine maggio di quest’anno un confronto con le organizzazioni sindacali volto a individuare, come afferma la legge, “le possibilità di utilizzazione diversa” del personale eccedente. In circa cinque mesi di confronto i sindacati non hanno formulato alcuna proposta concretamente percorribile, se non quella di conservare l’attuale status quo dei CEL, rifiutando a priori di esplorare l’unica strada possibile che era quella di provare a trovare tempi e modi per far transitare, in tutto o in parte, i CEL nei ruoli del personale tecnico-amministrativo dell’ateneo, compatibilmente con le sue esigenze organizzative, modificando conseguentemente il contratto di lavoro in essere. Constatata l’impossibilità di trovare un accordo, è stato giocoforza procedere alla messa in mobilità dei CEL.
Questi sono i fatti, che chiunque voglia farsi un’opinione libera da pregiudizi sulla vicenda deve conoscere. Sul piano emotivo, invece, si invoca il problema sociale derivante dalla messa in mobilità di 17 persone. Si tratta sicuramente di un problema importante da affrontare.
Sempre però restando sul piano emotivo, vorrei ricordare che 14 dei nostri CEL hanno da anni in corso con l’ateneo contenziosi economici di notevole entità , per i quali hanno sempre rifiutato ogni ipotesi di accordo. Si tratta di una vicenda senza dubbio diversa e che non ha alcuna relazione con quella descritta. Tuttavia, qualora queste persone vedessero riconosciute le loro pretese economiche si rischierebbe di impedire il pagamento di tre mesi di stipendio a tutto il personale dell’ateneo, circa 800 persone. Della serie: fai quel che dico ma non fare quel che faccio! Ma questo i sindacati che hanno protestato si sono ben guardati dal dirlo agli altri iscritti, così come si sono ben guardati dal chiedere il loro consenso alla manifestazione dello scorso 11 ottobre.
Ciro Attaianese
Rettore dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale
il rettore Attaianese deve pensare di essere il primo al mondo ad aver concepito una tale idea, ma non lo è. Di fatto, decine di università nel mondo hanno cercato, perlopiù nei limiti del rispetto per il personale esistente, a sostituire una piccola parte dell’apprendimento linguistico mano con approcci informatizzati, alcune volte con dei risultati accettabili, ma il più delle volte abbandonando questo approccio di fronte alle problematiche che sorgevano, problemi di cui il rettore Attaianese sembra felicemente ignorante.
Apprendere una lingua è un’impresa notevole che ognuno affronta con un approccio diverso che più si addice alla propria personalità . Di sicuro ci vuole parecchia motivazione, che generalmente viene meno davanti ad uno schermo che non sa rispondere alle proprie domande. Ciò che si impara davanti ad uno schermo si colloca nella memoria a breve termine dello studente e viene cancellato quindi in tempi brevi.
Provate voi con una lingua che non conoscete: cercate online qualche lezione in cinese o arabo e vedrete (a patto di avere la forza per stare mezz’ora davanti allo schermo) che qualche parola vi ricorderete, magari prendendo un buon voto dal programma. Lasciate raffreddare la mente per qualche giorno e ripetete il test. Mi sorprenderebbe se prenderete più del 30%.
Le macchine non sanno insegnare, prof. Attaianese, altrimenti avremmo già sostituito le sue lezioni da tempo. Ma a maggior ragione, le lingue, con la complessità aggiuntiva che hanno, con un computer non si imparano, a meno che lei non sia in grado di produrre le ricerche scientifiche che dimostrano che lei avesse ragione. Altrimenti, Lei sta togliendo la speranza a migliaia di studenti cassinesi che rimarranno ancora di più indietro rispetto ai loro coetanei più fortunati nei paesi europei in cui i rettori non facevano la crociata contro gli insegnanti di lingua per 20+ anni invece di dare un contratto lavorativo dignitoso. Lei ha ereditato e rafforzato questa politica cieca.
La risposta del rettore Attaianese non fa che mettere in evidenza le numerosi pecche del sistema universitario italiano riguardo alle lingue straniere e agli insegnanti di madrelingua.
Per primo, si tratta di un personale molto qualificato e sovradiplomato a chi non viene da anni riconosciuta la qualifica da insegnante. In effetti, in tanti atenei si vieta ai CEL o ai lettori di usare la parola “lezione” davanti agli studenti o nelle comunicazioni ufficiali mentre, stranezza del caso, gli studenti stessi li considerano come loro insegnanti a tutti gli effetti.
Ma come negare che svolgono un lavoro di insegnamento se curano tutti gli aspetti linguistici della lingua straniera (grammatica, fonetica, traduzione in più delle 4 abilità del quadro di riferimento per le lingue…) ? Il fatto è che, per molti anni, ha fatto comodo alle università perché li reclutava “così”, spesso per via di un bando di selezione e un contratto di collaborazione di diritto privato : in questo modo, si poteva disporre di un personale del tutto qualificato senza ovviamente doverlo pagare come docente. Ora però, bisogna rendersi conto che CEL e lettori sono diventati una figura indispensabile nell’insegnamento delle lingue straniere: perché non sfruttare la loro eccellenza e la loro esperienza?
Poi, quando negli anni, i “bandi di selezione” sono diventati un indebito sistema per rinnovare 5-10 volte un contratto annuale e che è intervenuta la famosa legge per il risanamento delle condizioni di reclutamento dei CEL (la cosidetta “stabilizzazione”), le università hanno cominciato a perdere tutte le cause intentate dai CEL che volevano far finire questo sistema di reclutamento balordo e discriminante. LA COLPA, in questo caso, è SOLO e SOLTANTO delle università che hanno approffittato senza remora del sistema. Ovviamente, non si aspettavano che i lavoratori stranieri fossero molto più combattivi di quelli italiani. Quindi non è il caso, come lo fa il rettore Attaianese con evidente malafede, di dare la colpa ai lettori e ai CEL dello sfacelo finanziario delle università italiane. Cari signori, è tutta colpa vostra! Sono 25 anni che ripetete le stesse malefatta!
In conclusione, quello che secondo me “disturba” realmente il rettore Attaianese è il fatto che tutta una categoria di lavoratori qualificati e laureati sappiano diffendere il loro lavoro e non esitino a ricorrere ai tribunali nei casi di evidenti abusi, come è successo in Italia negli ultimi 15 anni. E soprattutto, che vincano l’80% delle cause contro le università italiane.
Marion G.
Dopo 5 anni di precarieta’ all’interno dell’Universita’ in cui lavoro, partecipando ad un concorso, sono stato “stabilizzato” nel mio ruolo di Collaboratore ed Esperto Linguistico alla fine del 2008, in base ad una prova scritta ed una prova orale. In ciascuna delle prove non mi e’ stato richiesto altro che “elaborare un’unita’ didattica” su un argomento fornito. Quindi, si sapeva che il partecipante al concorso sarebbe stato, di mestiere, un insegnante di lingua. Non un tecnico. Non un amministratore. Un insegnante, con titoli e (in quel momento), 15 anni di esperienza nell’insegnamento della lingua inglese (meno della media fra i miei colleghi). Non esiste alla mia universita’ un Professore di una delle lingue principali europee che sarebbe sia capace sia disposto ad usare le sue (MOLTO meno di 500) ore di docenza per fornire una conoscenza pratica e piena della lingua in questione. Giustamente. Sanno che per quell’aspetto fondamentale del percorso di studio esiste il lettore o CEL. Sono pienamente d’accordo col rettore nel progetto di rendere obbligatorio agli studenti di lingua un soggiorno all’estero. Presumabilmente ha, inoltre, intenzione di limitare accesso al primo anno dei suoi corsi di lingua a studenti che hanno gia’ raggiunto il livello C1 di competenza secondo il quadro comune europeo. Altrimenti, se pensa comunque di poter gestire adeguatamente dei programmi di studio linguistico senza il contributo di lettori/CEL, e’ chiaro che non abbia la benche’ minima idea di come funziona l’apprendimento/ insegnamento delle lingue nel contesto universitario italiano.
Vorrei che i lettori di il punto a Mezzogiorno avessero a disposizione siti USA, come ‘Factcheck.org’, che permettono agli americani di controllare il livello di veridicità di ognuna delle affermazioni di ciascun candidato durante i dibattiti presidenziali. I lettori dei giornali italiani potrebbero utilizzarlo per controllare le affermazioni fatte dal Professore Ciro Attaianese.
In primo luogo, noi lettori/CEL insegniamo la lingua straniera. Si può controllare facilmente venendo alle nostre lezioni. Siete i benvenuti. Se non avete tempo per venire alle nostre lezioni, basta chiedere agli studenti cosa facciamo nelle aule universitarie.
Il nostro contratto prevede 500 ore (550 in alcune università italiane) di lavoro, molto di più di quelle che fanno i professori universitari. Inoltre, i lettori madrelingua hanno firmato contratti con le università italiane rappresentate legalmente dal Rettore, e non con i centri linguistici.
Dagli anni ottanta fino ad ora, i lettori madrelingua svolgono le stesse mansioni: prepariamo le lezioni, insegniamo la lingua, facciamo ricevimento, correggiamo i compiti. I colleghi che sono stati assunti come CEL svolgono le stesse mansioni di noi. Questo da più di 30 anni, ma in orari sempre più scomodi per gli studenti ed in spazi sempre più ridotti. Tutto questo è documentato.
Siamo stati selezionati in base ai nostri titoli, alle qualifiche e alla nostra esperienza di insegnamento della lingua straniera. I punti sono stati assegnati in base ai titoli post laurea, specialmente nel campo della didattica della lingua straniera. In breve, siamo una risorsa produttiva ed altamente qualificata che ha maturato una ricca esperienza didattica in Italia ed all’estero.
Una prima considerazione è che già il fatto che alla figura del CEL venga negato lo status di “personale docente” è ridicolo: non so come sia la situazione negli altri atenei, ma in quello dove ho studiato io la lingua straniera viene INSEGNATA quasi esclusivamente dai CEL, soprattutto nei casi in cui il detentore della cattedra di lingua è italiano: le lezioni di lingua vengono svolte dai CEL, gli esami scritti vengono corretti dai CEL, gli esami orali vengono svolti dai CEL. La realtà dei fatti è che in molti atenei i CEL vengono assunti – e pagati – quanto il personale “tecnico-amministrativo” pur svolgendo attività didattica in piena regola (e quindi sottopagati). Una seconda considerazione è di carattere più generale: come si può migliorare il servizio offerto agli studenti privandoli del contatto diretto con persone madrelingua? Il rettore in questione si è mai chiesto perché le scuole private di lingua offrano corsi con insegnanti madrelingua (spesso proprio CEL…) e, solo come servizio accessorio, le piattaforme web?
Oltre ad essere d’accordo con i commenti scritti fino ad ora, vorrei aggiungere qualcosa. Il rettore Attaianese usa le parole “basato su fatti e dati reali” senza aver controllato i fatti e dati reali! Molti dei programmi Erasmus richiedono gia’ al momento della domanda un livello certificato della lingua che serve secondo il paese scelto. Cosa devono fare gli studenti per raggiungerlo? Studiare al computer?
Inoltre, afferma che “Non si tratta, quindi, di personale in alcun modo assimilabile al personale docente e ricercatore…” tuttavia fa riferimento alle cause che costerebbero fin troppi soldi per l’Università . Ma sa o non sa che molte di queste cause (e molti lettori e CEL hanno gia’ vinto) sono basate proprio sul fatto che i lettori (CEL) sono equiparabili ai ricercatori?
E ancora, i contratti i molti casi dividono le ore da svolgere in didattica frontale, esami ecc. Sbaglio o no ma mi sembra insegnamento?
Insomma, prima di accusare tutta una categoria di Lavoratori (la L maiuscola non e’ un errore di tipografia), molti dei quali lavorano in Italia da più di 20 anni Insegnando agli studenti universitari le lingue, e’ proprio il caso di verificare!
Essendo una studentessa di lingue, posso affermare che non mi iscriverei mai ad un’università dove apprendere facoltà come leggere, scrivere, e ascoltare una lingua straniera siano svolte in aula con docenti di lingua che parlano italiano come L1.
Da studentessa non riuscirei neanche ad immaginare una facoltà di lingue straniere senza la preziosa e indispensabile professionalità del lettore. Penso che il lettore fornisca allo studente lo scheletro sui cui il docente andrà a plasmare il corpo e un corpo senza scheletro non si regge in piedi.
Non riesco proprio a spiegarmi come mai non appare una singola università italiana nella classifica delle miglior università del mondo e stentano ad apparire nelle graduatorie di quelle europee. Forse il rettore Attaianese potrebbe illuminarci.
Io vorrei rivolgere una semplice domanda al rettore:
Gentile rettore, Lei che è un ingegnere con tante pubblicazioni in inglese e, da quanto si evince dal suo curriculum, non ha mai vissuto all’estero, con quale sistema di e-learning ha imparato l’inglese?
Un’altra domanda: lei è così sicuro che i docenti saranno disposti ad aumentare la carica oraria di lezioni frontali per sopperire alla mancanza dei lettori? O che i ricercatori potranno fare più ore di didattica a scapito della ricerca?
E ancora: non so nella sua università , ma dove lavoro io, gli studenti di lingue studiano almeno 2 lingue straniere. Dovranno fare allora due semestri all’estero e non solo 1 come prevede l’Erasmus? O dovranno scegliere solo una delle lingue da migliorare all’estero, mentre con l’altra sapranno solo scrivere, leggere e (FORSE) ascoltare (visto che spesso la pronuncia degli insegnanti italiani non è al livello di quella dei madrelingua)?
Caro rettore, mi scusi tanto, ma basterebbe sondare semplicemente cosa dicono gli studenti che studiano lingue per capire chi veramente INSEGNA loro le lingue straniere… Lo sanno tutti… e anche lei.
Ancora una volta la ricerca viene colpita al cuore. La lingua la si impara solamente dai madrelingua e all'estero. I lettori sono una risorsa.
Molti colleghi hanno già evidenziato tutte le “imprecisioni” di cui è infarcito l’articolo del Rettore di Cassino, che otterrà un solo risultato: quello di allontanare dalla Sua università gli studenti, che si rivolgeranno altrove, per un’offerta linguistica e, più in generale,culturale, meno provinciale e più rispondente agli standards internazionali che le università italiane faticano a raggiungere.