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Lettori licenziati, il Rettore Attaianese: “In Italia ha ragione chi urla e insulta”

Alcuni giorni fa la protesta dei Lettori licenziati dall’Università di Cassino ha fatto discutere e ha messo alla berlina l’Ateneo della città martire. Il rettore Ciro Attaianese non ci sta e relica alle accuse spiegando il contesto della vicenda.
“La protesta dei collaboratori esperti linguistici, noti anche come CEL, dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, – Scrive Attaianese – è sintomatica di un’anomalia tutta italiana, che vede il confronto democratico, basato su fatti e dati reali, soccombere alla convinzione che chi più urla e più insulta la controparte ha più ragione da vendere, in linea con uno stile ormai dilagante in tutti i sistemi di informazione.
Un’anomalia spesso camuffata da ideologia per difendere privilegi e spinte corporative che tutti a parole deprecano, salvo ad eccepire quando sono toccati da vicino.

Veniamo ai fatti. Come recita il contratto collettivo nazionale di lavoro dei dipendenti dell’università, i CEL svolgono “mansioni di collaborazione all’apprendimento delle lingue straniere da parte degli studenti”. Non si tratta, quindi, di personale in alcun modo assimilabile al personale docente e ricercatore, sia per le mansioni affidate, sia più banalmente perché il contratto in questione si applica solo al personale tecnicoamministrativo delle università. A differenza di quest’ultimo, però, la categoria dei CEL gode di alcuni indiscutibili vantaggi. In primo luogo un CEL non è stato reclutato con un pubblico concorso. In aggiunta, pur godendo di uno stipendio sostanzialmente uguale, quando non superiore, a quello di un impiegato di categoria D (tanto per intenderci quella più elevata) ha un impegno annuo, si badi bene annuo, di sole 500 ore, notevolmente inferiore rispetto alle oltre 1700 ore di qualunque altra unità di personale tecnico-amministrativo, e, per di più, senza obbligo di uso del cartellino per il rilevamento della presenza e dell’orario di lavoro. Si tratta, in definitiva, di unità di personale tecnico-amministrativo con un contratto di lavoro a tempo indeterminato di natura privatistica, peraltro confermata dal fatto che alcuni CEL svolgono altre attività lavorative, una possibilità notoriamente preclusa ad un dipendente pubblico, a meno che non opti per il tempo parziale con conseguente riduzione dello stipendio. Ad esempio, uno dei nostri CEL è docente di ruolo a tempo indeterminato in una scuola statale.
Fin qui la situazione di contesto generale. Veniamo ora al caso dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. Indubbiamente, il perdurare dei tagli dei finanziamenti pubblici ha indotto gli organi di governo dell’ateneo ad adottare misure di razionalizzazione delle spese. Tuttavia, tali misure sono state individuate rifiutando la logica dei tagli lineari, puntando a eliminare gli sprechi, a salvaguardare e, in molti casi, a migliorare i servizi offerti ai nostri studenti. Proprio nell’ambito di questo processo di razionalizzazione, l’Ateneo, forte della sua autonomia didattica, ha deciso di procedere ad un ammodernamento dell’insegnamento linguistico, nel tentativo di renderlo più efficiente ed efficace per i suoi studenti, anche alla luce dei risultati fin qui conseguiti e delle relative valutazioni. E’ noto che l’apprendimento di una lingua straniera viene tradizionalmente realizzato attraverso l’acquisizione di quattro abilità primarie: leggere, scrivere, ascoltare, parlare. Di queste le prime tre possono essere più efficacemente acquisite sia attraverso un incremento delle ore in aula con i docenti di lingua, sia ricorrendo a piattaforme e-learning utilizzabili anche via web, che hanno l’indubbio vantaggio di consentire agli studenti di ottimizzare il proprio impegno di studio, dal momento che possono addestrarsi, oltre che nei laboratori linguistici dell’ateneo, anche a casa senza limiti temporali di impegno. Ma tutto ciò non basta ad acquisire la conoscenza di una lingua straniera, soprattutto con riferimento alla quarta abilità primaria, il parlare. Partendo dalla constatazione che la maniera sicuramente più efficace per acquisire una competenza linguistica consiste nel vivere in un paese in cui si è costretti a comunicare nella lingua che si vuole apprendere, abbiamo deciso di rendere progressivamente obbligatorio per i nostri studenti di lingue un soggiorno di studio di sei mesi con le modalità del progetto Erasmus.

Come si può constatare si tratta di un pacchetto di misure ben più consistente e qualificato della semplice sostituzione CEL-computer, come qualcuno vorrebbe capziosamente far credere.
A questo punto, dal momento che il nuovo assetto organizzativo dell’Ateneo non prevede più l’esistenza dei CEL, si è posto il problema di ricollocarli. Proprio la natura privatistica del contratto di lavoro sopra richiamata consente l’applicazione delle procedure di mobilità previste dalla legge n.223 del 1991.
E’ così iniziato a fine maggio di quest’anno un confronto con le organizzazioni sindacali volto a individuare, come afferma la legge, “le possibilità di utilizzazione diversa” del personale eccedente. In circa cinque mesi di confronto i sindacati non hanno formulato alcuna proposta concretamente percorribile, se non quella di conservare l’attuale status quo dei CEL, rifiutando a priori di esplorare l’unica strada possibile che era quella di provare a trovare tempi e modi per far transitare, in tutto o in parte, i CEL nei ruoli del personale tecnico-amministrativo dell’ateneo, compatibilmente con le sue esigenze organizzative, modificando conseguentemente il contratto di lavoro in essere. Constatata l’impossibilità di trovare un accordo, è stato giocoforza procedere alla messa in mobilità dei CEL.
Questi sono i fatti, che chiunque voglia farsi un’opinione libera da pregiudizi sulla vicenda deve conoscere. Sul piano emotivo, invece, si invoca il problema sociale derivante dalla messa in mobilità di 17 persone. Si tratta sicuramente di un problema importante da affrontare.
Sempre però restando sul piano emotivo, vorrei ricordare che 14 dei nostri CEL hanno da anni in corso con l’ateneo contenziosi economici di notevole entità, per i quali hanno sempre rifiutato ogni ipotesi di accordo. Si tratta di una vicenda senza dubbio diversa e che non ha alcuna relazione con quella descritta. Tuttavia, qualora queste persone vedessero riconosciute le loro pretese economiche si rischierebbe di impedire il pagamento di tre mesi di stipendio a tutto il personale dell’ateneo, circa 800 persone. Della serie: fai quel che dico ma non fare quel che faccio! Ma questo i sindacati che hanno protestato si sono ben guardati dal dirlo agli altri iscritti, così come si sono ben guardati dal chiedere il loro consenso alla manifestazione dello scorso 11 ottobre.
Ciro Attaianese
Rettore dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale

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