Riordino delle province abruzzesi, Di Giuseppantonio: “Speriamo che Governo e Parlamento siano più saggi della Regione”
24 Ottobre 2012“Ieri in Consiglio regionale si è scritta una pagina negativa nella storia dell’Abruzzo, con una “non decisione†che suscita tristezza e che rischia di alimentare solo fortissime tensioni nei territori già provati dalla crisi economica e occupazionale. A questo punto l’unica speranza è che il Governo e il Parlamento si dimostrino più saggi del nostro Consiglio regionale”. Lo afferma il Presidente dell’Unione delle Province Abruzzesi nonché presidente della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio. “Personalmente, la cosa che più mi ferisce è che il Consiglio regionale abbia sacrificato le Province ritenendo tale soluzione la più idonea al fine di ridurre i costi della politica. Una motivazione – prosegue il Presidente Di Giuseppantonio – che fa specie perché arriva da un Consiglio regionale che, come altri in Italia, brucia somme da capogiro nella spesa pubblica. Le Province in Italia assorbono solo l’1,35% della spesa pubblica mentre le Regioni costano ben 168 miliardi di euro. Il costo complessivo degli organi politici delle Province italiane è di 34 milioni di euro l’anno, nulla rispetto agli 844 milioni delle Regioni dove oltre ad una sostanziosa indennità , Consiglieri ed Assessori percepiscono ancora un ottimo vitalizio. Un appannaggio, quest’ultimo, che nelle Province non esiste.
Nella insensata e demagogica lotta alle Province si finge ancora di non vedere 7000 fra Enti strumentali, Consorzi, Società partecipate, Autorità , Enti d‘Ambito e Istituzioni varie che ogni anno in Italia pagano un’indennità a ben 24.000 persone per una spesa di 2,5 miliardi di euro. In Abruzzo, in particolare, non si è ancora sciolto il nodo delle società partecipate dalla Regione, a cominciare da quelle del trasporto pubblico, la cui unificazione produrrebbe un taglio sostanzioso nelle spese.
Spiace, inoltre, – conclude il Presidente Di Giuseppantonio – che solo oggi si dia mandato al Presidente della Regione di ricorrere alla Corte Costituzionale: quando tale proposta partì dalle Province abruzzesi non venne presa neppure in considerazione, al contrario di quanto accaduto in altre Regioni. Purtroppo è mancato anche un lavoro di collaborazione fra Regione, Comuni e Province ed a queste ultime va dato atto di non aver mai ostacolato quella che è la riforma più importante che si realizza dall’unità d’Italia a oggi ovvero il riordino delle Province. Oggi la non decisione del Consiglio regionale ci consegna un Abruzzo dilaniato e incapace di darsi una prospettiva. L’esatto opposto di ciò che chiedono cittadini e territori in questo particolare momento storico”.