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“Salvateci, stiamo affondando”, Guardia Costiera di Gaeta in allarme ma era tutto finto. Denunciati due giovani di Atina

Una serata da idiota è costato a due giovani atinati una denuncia ciascuno per procurato allarme. I fatti risalgono a giovedì sera quando avrebbe composto il 1530, il numero per le emergenze del mare, chiedendo aiuto perché a loro dire si trovavano in prossimità della costa di Gaeta, su un barcone che stava affondando con 26 tunisini a bordo. Le condizioni del mare, quella sera, erano pessime, e anche la qualità della comunicazione. Per questo dalla Capitaneria di Porto di Gaeta sono partite diverse unità alla ricerca dei naufraghi. Una operazione che metteva in pericolo gli stessi marinai ma che di fronte ad una emergenza di quel tipo, gli uomini della Guardia Costiera non si sono mai tirati indietro. La telefonata terminava con un “Aiuto affondiamo”. Alcune ore a setacciare la costa alla ricerca di imbarcazioni in difficoltà. Poi è arrivato l’esito delle indagini fatte a terra. L’allarme era stato lanciato da un telefonino che aveva agganciato la centralina dell’entroterra, precisamente quella di Atina, in provincia di Frosinone. Troppo entroterra per non sospettare che si era trattato di uno scherzo che definire di cattivissimo gusto è decisamente poco.
I due 22enni atinati, che poi sono stati identificati e denunciati per procurato allarme dai carabinieri della compagnia di Cassino, non si sono resi conto del rischio al quale hanno esposto i soccorritori. Dalle indagini svolte dai carabinieri, è emerso che i due, la sera stessa avevano fatto la stessa idiozia verso altri numeri di emergenza.
Ermanno Amedei

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