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Giornata Internazionale della disabilità: ancora troppe barriere fisiche e mentali

Si è celebrata ieri, 3 dicembre, la Giornata Internazionale delle persone con disabilità, istituita dall’Onu nel 1981 con l’obiettivo di promuovere la piena inclusione delle persone con disabilità nella comunità globale. Quest’anno il tema della Giornata è Rimuovere le barriere per creare una società inclusiva ed accessibile per tutti. In Italia, ma anche in tanti altri paesi, la questione resta una delle priorità, ma fra i problemi c’è anche quello di aiutare le famiglie e dell’inserimento nel mondo del lavoro. Oltre 1 miliardo di persone, il 15% della popolazione mondiale. E solo in Italia i disabili sono 3 milioni. In molti vivono su carrozzine o accompagnati da cani guida. Secondo l’ultima rivelazione dell’Istat (2004), la maggior di persone con handicap vive in famiglia e poco meno di 200.00 nei presidi socio-sanitari. In molti sono anziani (1,9 milioni) e il 66,2% è donna. Per tutti il problema è quello dell’accesso ai servizi e della gestione del quotidiano, che ricade gran parte delle volte sui familiari. “Sono le famiglie, nella stragrande maggioranza dei casi, a prendersi cura delle persone diversamente abili e lo fanno tra grandi difficoltà – ha aggiunto Napolitano -. Desidero anche far giungere il mio vivo apprezzamento alle iniziative che si svolgono oggi in tutto il paese e che testimoniano l’esistenza di una fitta e attiva rete di associazioni e di servizi che si adoperano per attutire difficoltà, promuovere diritti e facilitare l’integrazione dei disabili”.  Fra gli obiettivi principali della giornata portare l’attenzione sulla rimozione delle barriere architettoniche. “Le barriere alla partecipazione ed inclusione delle persone con disabilità continuano ad essere moltissime, in tutto il mondo e nel nostro Paese: si tratta – ricorda l’Anffas, associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva o relazionale – di barriere materiali e anche e soprattutto culturali. Si tratta di barriere che negli ultimi anni, anche a causa della situazione di crisi internazionale, hanno assunto il nome di “vincoli di bilancio” o di “carenza di risorse”. Ma che sono in realtà principalmente frutto di problemi culturali e di approcci obsoleti e discriminatori al tema della disabilità nelle politiche di molti Paesi, tra cui l’Italia”. Un altro dei punti da affrontare per favorire l’inclusione sociale dei disabili c’è poi quello dell’inserimento nel mondo del lavoro. Ma anche qui molto resta da fare. “Il processo di inclusione dei disabili nella vita quotidiana diventa ogni anno, specie in questi ultimi segnati da una crisi profondissima, sempre più difficile. Bisogna interrompere questo processo attraverso la promozione di un piano straordinario per il lavoro dei disabili”, dice la responsabile dell’ufficio politiche disabilità della Cgil, Nina Daita. Secondo la dirigente sindacale la crisi economica “ha prodotto il progressivo azzeramento dei fondi destinati alle persone con disabilità“, ma ha anche “incentivato un comportamento vergognoso e irresponsabile contro la disabilità stessa, diffondendo nell’opinione pubblica l’idea che esistano solo falsi invalidi”. La legge Battaglia del 1999, sull’inserimento lavorativo delle persone disabili, non ha mai trovato applicazione, molte le imprese che preferiscono pagare le multe, peraltro di entità irrisoria, piuttosto che assumere i disabili. in Spagna in migliaia hanno sfilato contro i tagli all’assistenza che vanno  a colpire proprio le persone più disagiate e nel nostro Paese la situazione non è certo migliore. Basti pensare alla protesta dei malati di SLA contro il mancato finanziamento del Fondo per le persone non autosufficienti e per i disabili gravi per avere un quadro drammatico della situazione.

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