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I Casalesi serrano i ranghi la DDA Torna a colpire, altri sei arresti nel casertano

Nella mattinata odierna, a conclusione di una complessa indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il tribunale di Napoli nei confronti di altrettanti esponenti del clan “dei casalesi” – fazione Schiavone, ritenuti responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso ed estorsione.
L’operazione in argomento è l’ultimo atto di una prolungata attività investigativa avviata nell’estate del 2011, i cui primi risultati avevano già consentito alla Dda di emettere un Decreto di fermo del P.M. il 9 settembre 2011 ed eseguito il giorno successivo, nei confronti di 9 soggetti, essendo emersa l’assoluta necessità ed urgenza di interrompere una pervicace attività estorsiva nei confronti di un imprenditore del settore caseario nell’alto casertano. L’indagine, proseguita dopo l’esecuzione del provvedimento di fermo, consentiva nel mese di maggio 2012 l’emissione di un ulteriore provvedimento restrittivo nei confronti di 15 affiliati che, oltre ad adoperarsi per il sostentamento dei soggetti arrestati attraverso l’erogazione dello stipendio ai rispettivi familiari, avevano sollecitamente provveduto a colmare i vuoti creati dagli arresti. La mancata conferma del provvedimento restrittivo da parte del Tribunale del riesame nei confronti di sei indagati ha richiesto ulteriori approfondimenti investigativi, puntualmente raccolti e successivamente confermati dalle dichiarazioni di Venosa Salvatore e del padre Umberto, nel frattempo divenuti collaboratori di giustizia.
Infatti, l’attualità delle informazioni apprese dai due collaboratori ha consentito di fornire una più ampia e approfondita “rilettura” all’originario quadro indiziario, confermandone l’assoluta validità e facendo comprendere l’evoluzione del cartello casalese dopo l’arresto dei due principali latitanti, Iovine Antonio e Zagaria Michele. Le propolazioni di Venosa Salvatore, chiamato ad assumere le redini del clan dopo i suddetti arresti, si sono attagliate perfettamente con le risultanze investigative già in precedenza raccolte, sia per quanto concerne il reato di associazione mafiosa, contestato a tutti i destinatati dell’odierna misura, sia in ordine alla loro realizzazione di reati fine, come nel caso della vicenda che emerge da alcune conversazioni ambientali registrate nell’autovettura di Caterino Mario e riferibili ad un’estorsione in danno di un rivenditore di autovetture di Curti (Ce).
Tale vicenda, infatti, già in precedenza contestata solo a livello di tentativo ma non confermata dal Tribunale del riesame, ha trovato nelle dichiarazioni di Venosa Salvatore un ulteriore fondamentale apporto alla ricostruzione investigativa già a suo tempo operata. In particolare, l’episodio estorsivo in argomento viene attribuito dal collaboratore ad una condotta consumata ed anche reiterata (Natale 2011 e Pasqua 2012) che vede implicati egli stesso come mandante avendo ricevuto, in qualità di collettore delle illecite attività del clan “dei casalesi”, da Caterino Mario cl. ’91 la lista degli imprenditori da estorcere, lista a sua volta acquisita dal padre Carmine, detenuti, in occasione di un colloquio in carcere; quali esecutori lo stesso Caterino Mario, Clarelli Nunzio e Diana Massimo.
I soggetti destinatari della misura cautelare sono:
– Del Villano Romolo, cl. ’61, detenuto;
– Diana Massimo, cl. ’77, detenuto;
– Clarelli Nunzio, cl. 78, detenuto;
– Bianco Carlo, cl. 67, detenuto;
– Caterino Carmine, cl. 60, detenuto;
– Caterino Mario, cl. 91, di Casale di Principe.

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