La “vicenda Sallusti†è diventata un vero tormentone, una telenovela senza fine che si vuol far passare come un attacco alla libertà di stampa, ma che in realtà così non è. Da mesi tiene banco su tutti i giornali, non solo quelli direttamente interessati, francamente non se ne può davvero più se si pensa ai problemi, di gran lunga più importanti e seri, che il nostro Paese deve affrontare e risolvere. Un tira e molla, carcere sì, carcere no, poi gli arresti domiciliari o l’affidamento ai servizi sociali, rifiutati dal diretto interessato, come un privilegio inaccettabile agli occhi di tutti gli altri condannati e via di seguito. Il Governo ha addirittura varato un decreto ad hoc, “salva direttoriâ€, per evitare il carcere al direttore de ‘Il Giornale’ e addossando l’intera responsabilità degli articoli scritti ai giornalisti, punibili con il carcere in caso di articoli diffamanti, e tutelando i direttori con una semplice ammenda da 50mila euro. Un provvedimento che ha scatenato, giustamente, l’indignazione e la protesta dei giornalisti, su cui si vorrebbe far ricadere tutte le responsabilità di è pagato, i direttori di giornale appunto, per controllare quello che i cronisti e i giornalisti scrivono. In realtà l’intera vicenda Sallusti, peraltro ancora non del tutto conclusa con il tira e molla degli arresti domiciliari al posto del ‘soggiorno in cella’, rischia di diventare ridicola. Non si tratta di un attacco alla libertà di stampa, ma di una condanna per aver omesso, Sallusti, nella sua veste di direttore di giornale, i controlli su un articolo scritto e firmato, peraltro, con uno pseudonimo da un collaboratore. In realtà , infatti, non è pensabile che il direttore di un giornale non conosca l’identità del giornalista che scrive un articolo, anche se sotto pseudonimo, e, soprattutto, non verifichi se il contenuto dello scritto se possa rappresentare una diffamazione o meno verso un’altra persona. Quello che indigna, in tutta questa storia, è il voler evitare il carcere ad un direttore di giornale, con un decreto ad hoc per fortuna modificato, e addossare la colpa di quanto accaduto solo ai giornalisti. È come dire che se in un cantiere un operaio si infortuna, sia per cause accidentali o per sua negligenza, debba andare in carcere l’operaio e non il responsabile della sicurezza in quel cantiere che non ha vigilato adeguatamente. Una soluzione assurda, come è assurdo tutto il clamore mediatico sviluppato su questa vicenda, quasi a far diventare l’autore di un’omissione un martire di una Giustizia, troppo repressiva. Forse sarebbe il caso di far capire che il vero principio, cui probabilmente si sono ispirati i giudici chi hanno emesso la sentenza di condanna per Sallusti, sia quello secondo cui ‘chi sbaglia paga’ , se si fosse adottato questo principio anche in molti altri casi, ben più seri, in questo nostro Paese non avremmo avuto situazioni come l’Ilva o gli altri disastri ambientali e forse anche meno casi di corruzione. Quindi, per favore, smettiamola con la telenovela Sallusti…!
F. Pensabene