Da Giovanni D’Agata riceviamo e pubblichiamo.
Quante volte ci è capitato di pensare a tutt’altro mentre si è alla guida e di essere incappati in distrazioni che a volte possono portare anche ad incidenti? Sicuramente, tante, anche perché è quasi impossibile essere del tutto concentrati sulla conduzione del proprio veicolo e non pensare ad altro.
Una recentissima ricerca dell’Università di Bordeaux, pubblicata ieri online sul British Medical Journal sull’analisi dei dati di circa 1.000 sinistri stradali ha confermato che quasi la metà di essi sono stati conseguenza di fantasticherie o preoccupazioni del conducente.
L’indagine fa parte di un progetto finalizzato alla comprensione del ruolo delle distrazioni sulla sicurezza stradale. Ciò allo scopo di sviluppare tecnologie in grado di allertare i conducenti in caso di pericolo.
Anche perché le distrazioni da cause esterne, come l’utilizzo del telefonino per telefonare o leggere SMS, sono già note per la loro correlazione agli incidenti ed oggi le normative dei vari paesi hanno introdotto dei sistemi sanzionatori per prevenire l’utilizzo di tali strumenti mentre si è alla guida.
Al contrario, il ruolo delle preoccupazioni e della mente che vaga da un pensiero ad un altro (mind wandering) è un fenomeno poco studiato e quindi ancora non ben conosciuto.
La ricerca ha riguardato 955 conducenti adulti feriti in sinistri della strada nel periodo compreso tra aprile 2010 e agosto 2011. I malcapitati sono stati ascoltati al pronto soccorso entro 5 ore dall’incidente. Gli studiosi hanno intervistato i pazienti sui loro pensieri poco prima dell’incidente e su come quei pensieri potessero essere causa di distrazione.
Chiaramente lo studio ha preso in considerazione fattori come le condizioni stradali e del traffico e il rispetto delle norme di circolazione. La valutazione dei pazienti ha riguardato anche il tasso alcolico e le condizioni o emotive prima dell’incidente.
Tra tutti i sinistri analizzati, è risultata una responsabilità del conducente nel 47 % dei casi. È stato anche rilevato che in ben 52 % dei casi il conducente vagava con la mente poco prima dello schianto. Il 13 % dei coinvolti ha ammesso di essere stato fortemente distratto. La forte distrazione dovuta al vagare intensamente con la mente (intense mind wandering) è stata responsabile del 17 % degli incidenti, a fronte del 9 % degli incidenti in cui il conducente non era responsabile. La prova che le distrazioni non sono solo connesse dall’uso del telefonino ma dipendono da moltissimi altri fattori.
Il problema, per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Dirittiâ€, è dato dal fatto che mentre è stato possibile proibire l’uso del cellulare alla guida, diventa assai arduo trovare gli strumenti utili per diminuire le distrazioni mentali.
È chiaro che le tecnologie impiegate per la sicurezza stradale si stanno evolvendo come l’introduzione di sistemi intelligenti che “vigilano†sul nostro stato d’attenzione o in maniera più pratica sul mantenimento della traiettoria sulla carreggiata che si percorre, o l’uso di cartellonistica stradale che stimoli l’attenzione sulle arterie più trafficate e pericolose, ma è sulla psicologia delle persone che bisogna intervenire attraverso programmi di sensibilizzazione che persuadano i cittadini ad essere il più possibile vigili alla guida.