Per saldare un debito di poche migliaia di euro commercianti a corto di liquidità erano arrivati anche a pagare 80 centomila euro ai loro usurai. In questa maniera un gruppo di malviventi di matrice napoletana trapiantati in Abruzzo, erano riusciti ad accumulare veri tesori. Oggi i carabinieri di Lanciano hanno sgominato quella banda composta da due coppie di fratelli e un quinto elemento. A dire il vero le indagini hanno portato ad individuare una decina di persone per le quali gi inquirenti, coordinati dal capo della procura Francesco Menditto e dal sostituto Rosaria Vecchi, ne avevano chiesto l’arresto.
Il gip però ha ordinato l’arresto solo per cinque di loro che sono i fratelli Gennaro e Ferdinando Malvone, di 43 e 47 anni, originari di Torre Annunziata, i fratelli Rocco e Antonio Buccini, di 29 e 26 anni, originari di Santa Maria Capua Vetere, tutti rinchiusi nel supercarcere frentano e Roberto Spinelli(45), ai domiciliari. Per loro, oltre all’usura è stato contestato il reato di estorsione e solo per Gennaro Malvone, spaccio di droga.
Altri cinque sono stati denunciati e sono tutti parenti degli indagati. Le indagini sono partite grazie alle denunce presentate da alcune vittime che hanno permesso agli uomini della compagnia di Lanciano comandati dal capitano Massimo Capobianco e coordinati da tenente Massimo Canale, di aprire lo squarcio nel contesto di quasi schiavitù in cui le vittime dell’usura erano cadute. Gente trasformata, secondo quanto si apprende dalla procura, in veri bancomat costretti a sborsare anche 500 euro a settimana per coprire gli interessi del prestito ricevuto. Una condizione che ha permesso ai presunti aguzzini di accumulare beni oggi sequestrati come 23 auto, una villa a Castelfrentano, immobili a Torre Annunziata, un bar e terreni a Lanciano, due appartamenti a San Vito Chietino e conti correnti
Ermanno Amedei
foto Andrea Colacioppo