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Distributori di carburante, parecchi chiuderanno dopo il 2013

Da Giovanni D’Agata riceviamo e pubblichiamo:
Tra i problemi per cui i prezzi dei carburanti nel Nostro Paese sono più elevati della media europea, sta senza dubbio nel sistema di distribuzione, tant’è che secondo stime acclarate, una stazione di servizio su quattro ha una resa troppo bassa e nel prossimo futuro molte saranno costrette a chiudere, soprattutto nelle località meno transitate.
Tale tendenza non è però un problema solo italiano anche perché dagli anni ’80 il numero di rifornitori di carburanti si sarebbe addirittura dimezzato in tutta Europa.
In tutto il Belpaese sino al 2011 erano ben 22.900 le stazioni di servizio: un numero senz’altro abnorme rispetto agli altri stati europei come Germania (14.785), Francia (12.522), Spagna (9.226) e Gran Bretagna (8.921). Ciò, nonostante la tendenza alla chiusura cui facevamo riferimento secondo cui il saldo negativo vede una quarantina di pompe in meno di anno in anno, che dovrebbe accelerare nell’anno in corso. Si salvano da questo fenomeno solo quelle con annessi servizi di vario tipo, quali bar, tabacchini e negozi anche perché le compagnie petrolifere più importanti sono in perenne ricerca delle migliori postazioni, specie quelle vicine ai centri commerciali.
Probabilmente, la differenza numerica con il numero d’impianti all’estero, va ricercata nel fatto che sono meglio organizzati e distribuiti sul territorio ed hanno scelto strategicamente la diversificazione delle proprie attività, tant’è che arrivano a realizzare il 70-80% del fatturato attraverso servizi diversi da quello della vendita dei prodotti petroliferi, mentre in Italia gli impianti che svolgono queste attività sarebbero ancora fermi al 15% del totale. Anche se vi è da dire che da quando è stato introdotto l’obbligo delle pompe self service qualcosa sta cambiando e si registra un’inversione di tendenza.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, la realtà italiana dimostra che il sistema distributivo contribuisce sensibilmente a tenere alti i prezzi dei carburanti, mentre un avvicinamento agli standard europei potrebbe invertire tale tendenza unitamente ad una incentivazione all’apertura delle cosiddette “pompe bianche” ossia quelle stazioni di rifornimento non legate alle grandi compagnie petrolifere.

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