In Italia lo sfruttamento del lavoro nei campi, specie degli immigrati, ritorna periodicamente sulle cronache perché sono quasi sempre notizie di giornale a riportare all’attenzione degli italiani un dramma che è in realtà la tragedia quotidiana di tantissimi migranti costretti a lavorare senza tutele nelle campagne in condizioni disumane e quasi sempre sottopagati.
Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Dirittiâ€, ritiene invece che queste forme di sfruttamento di retaggio feudale, dovrebbero essere perseguite e combattute quotidianamente dalle istituzioni e dalle autorità per evitare che il fenomeno possa continuare a persistere.
Fa notizia, quindi, la sentenza della Corte d’appello di Milano che ha deciso la condanna rispettivamente a 17 anni e 9 mesi e a 9 anni e 4 mesi di reclusione per omicidio volontario due imprenditori agricoli, marito e moglie residenti a Salina (Mantova), che nell’ormai lontano giugno 2008 lasciarono morire sotto il sole un bracciante che lavorava per loro nella raccolta dei meloni.
L’esemplare decisione arriva dopo che la Corte di Cassazione, aveva annullato la mite condanna inflitta dalla corte d’appello di Brescia, a soli 4 anni e 9 mesi solo al marito per abbandono di incapace e impiego di manodopera irregolare, ed aveva assolto la moglie. Il procuratore capo di Mantova, Antonino Condorelli, aveva quindi proposto ricorso innanzi alla Suprema Corte che aveva ordinato un nuovo processo in corte d’appello a Milano.
Con l’ultima decisione, al contrario, i due coniugi sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio volontario anche se i due coniugi, al momento, restano a piede libero.
La storia di Vijai Kumar, 44 anni, d’origine indiana, è la stessa di migliaia di cittadini stranieri impegnati nei campi, specie nei mesi estivi ma la sua fine è stata ancor più drammatica.
Era una giornata caldissima d’estate, e il malcapitato si era sentito male mentre era impegnato nella raccolta dei meloni in un terreno di proprietà dei due imprenditori agricoli. Per quanto è dato di sapere i due coniugi avevano ordinato ad altri braccianti di spostare l’uomo in un altro campo vicino dove, in seguito fu trovato cadavere.
La corte di merito ha stabilito che se i due coniugi avessero contattato il “118†il giovane si sarebbe salvato ed invece, l’hanno lasciato spirare.