Stop alle statuette di “Django Unchained†perché potrebbero istigare al razzismo. Anche Ebay ne vieta la vendita
28 Gennaio 2013Da Giovanni D’Agata riceviamo e pubblichiamo.
Ritirate dal commercio le statuette da collezione del film di Quentin Tarantino “Django Unchained†che raffiguravano i protagonisti.
Da pochissimo si è appreso che la The Weinstein Company, infatti, ne ha annunciato il ritiro dal mercato nel tentativo di stemperare qualsiasi polemica sul film, che come è noto ha ricevuto le nomination per cinque Oscar.
La questione nasce dopo che alcune organizzazioni per i diritti civili, tra cui quella del reverendo Al Sharpton, hanno invocato al boicottaggio perché legate alla possibilità di collezionare come vere e proprie icone personaggi estremamente razzisti come il villain Calvin Candie, e a quella di “giocare” su un tema così delicato come quello della schiavitù. Ciò, .nonostante le statuette fossero già consigliate a una utenza sopra i 17 anni.
Questa la dichiarazione della TWC:
“Alla luce della reazione alla messa sul mercato delle statuette di Django Unchained, abbiamo deciso di toglierle dalla distribuzione. Abbiamo il massimo rispetto per il pubblico e non avevamo intenzione di offendere nessuno. Abbiamo creato statuette per qualunque film di Tarantino, incluso Bastardi senza Gloria, e così le abbiamo prodotte anche per Django Unchained. Sono indirizzate a un pubblico sopra i 17 anni, lo stesso del filmâ€.
Il ritiro dal mercato ha ovviamente fatto salire alle stelle il valore delle statuette già commercializzate: si parla di mille dollari per il set completo su eBay che però avrebbe annunciato lo stop delle vendite sul proprio portale di aste on line.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti“, una decisione apprezzabile quella delle società in questione anche perché troppo spesso si assiste a processi emulativi influenzati anche dal merchandising che si scatena introno ai film più cult del momento. Anche perché il tema del razzismo e della schiavitù sono questioni troppo serie per correre il rischio di essere messe in gioco a scopo ludico e ricreativo.