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Dom Pietro Vittorelli: “Sorpresa e dispiacere per la notizia, ma anche profonda gratitudine a Dio per avercelo dato come Pontefice”

«Ieri anche per me, come per tutti, la notizia fulminea delle dimissioni del Santo Padre Benedetto XVI è sembrata all’inizio incredibile, ma il passare dei minuti e poi delle ore ci ha fatto constatare la sua assoluta veridicità e ci ha indotto alla riflessione sul suo gesto umile, coraggioso, di grande libertà spirituale e sicuramente molto meditato e responsabile e meritevole di tutto il nostro rispetto.

Subito mi è tornata in mente l’immagine del Papa di sabato scorso 9 febbraio, quando, insieme ai Vescovi del Lazio, sono stato ricevuto in udienza a conclusione della visita ad limina. In quell’occasione (mai avrei pensato che fosse l’ultimo incontro con questo Papa!), ho notato la sua attenzione premurosa per tutti e per ognuno e per le cose che andavamo dicendo per illustrargli la situazione delle nostre diocesi, ma al contempo ho visto in lui un uomo divenuto più fragile, stanco e provato e questa sua immagine mi è entrata nel cuore e mi fa sentire spiritualmente molto vicino a lui.

Ho provato sorpresa e dispiacere nell’apprendere la notizia, ma provo anche profonda gratitudine a Dio per avercelo dato come Pontefice e a lui, uomo grande per sapienza, fede, mitezza e fortezza,  per aver speso ogni energia a servizio del suo ministero. Gli sono grato per la grande e profonda amicizia che ha sempre dimostrato nei confronti della nostra abbazia di Montecassino, in cui più volte ha soggiornato condividendo con i monaci la vita e la preghiera. Gli sono riconoscente – ed ebbi modo di dirglielo – per la profondità della sua conoscenza della spiritualità benedettina, come dimostrò in un famoso discorso tenuto nel 2008 a Parigi presso il Collège des Bernardins davanti al Ministro della Cultura francese.

E poi non posso e non potrò mai dimenticare la Visita Pastorale che compì il 24 maggio 2009 a Montecassino e Cassino, la sua affabilità e in particolare la sua gioia, vera ed autentica, di trovarsi qui da noi, di poter pregare – insieme ad abati, abbadesse, monaci e monache di tutto il mondo – sulla tomba di S. Benedetto, del quale ha scelto il nome al momento della elezione pontificia, il suo particolare apprezzamento e attaccamento per la vita e la spiritualità monastica.

Ricordo ancora, e tutti certamente ricordano, la sua omelia a Cassino in piazza Miranda, quando parlò degli insegnamenti della Regola di S. Benedetto nell’ora et labora et lege, e arrivando a parlare del lavoro e della necessità della sua “umanizzazione”, disse di sapere quanto fosse “critica la situazione di tanti operai” ed espresse la sua “solidarietà a quanti vivono in una precarietà preoccupante, ai lavoratori in cassa-integrazione o addirittura licenziati”. Queste frasi furono riprese da tutti i giornali e le televisioni perché mostravano bene la sua profonda e concreta vicinanza alla gente, alla nostra gente. Ricordo quando con delicatezza e sensibilità fece giungere a tutti e a ciascuno, “specialmente agli ammalati e ai sofferenti”, l’assicurazione del suo affetto e della sua preghiera, e inaugurò la Casa della Carità nell’ex ospedale “Gemma De Posis”.

 

Tanti sono i ricordi, i pensieri, le riflessioni che si affollano nella mente e nel cuore, ma ora per tutti noi cattolici, più che andare a caccia di motivazioni, di “segreti” o di previsioni, come si è visto fare su tutti i giornali e in tutte le emittenti televisive, è il momento di pregare. La Quaresima che domani prende inizio con il Mercoledì delle Ceneri ci aiuti a rientrare in noi stessi, a riflettere e a pregare: per ringraziare Dio del pontificato di Benedetto XVI, sicuramente più prezioso di quanto ora riusciamo a capire; per pregare per questo Papa che lascia il posto di successore di Pietro ad un altro ritirandosi in disparte; per chiedere allo Spirito Santo di illuminare i Cardinali che dovranno eleggere il nuovo Pontefice e di aiutare questo nello svolgimento del suo non certo facile compito.

E preghiamo anche per noi, per ognuno di noi, perché il Signore ci faccia sentire il bisogno di interrogarci sulla nostra fede, in questo speciale “Anno della fede” che Benedetto XVI ha indetto ed ora ci affida lasciandolo nelle nostre mani: possiamo farlo spegnere o farlo diventare occasione privilegiata per una rinascita personale ad una vita di fede autentica e impegnata. Perché la Chiesa non è solo il Papa, siamo tutti noi. Se ognuno di noi vive il quaerere Deum benedettino, cercando cioè la verità e il bene, non solo la Chiesa è più vitale, ma tutta la società – Dio sa quanto ce n’è bisogno! – può progredire e divenire migliore.

 

Il prossimo 28 febbraio, alle ore 20,00, momento in cui termina il pontificato e inizia la situazione di sede apostolica vacante, celebreremo in diocesi una solenne Veglia di preghiera per l’amato papa Benedetto XVI».

 

 

 

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