Chiuse le urne e con i risultati emersi nelle elezioni di domenica e lunedì il quadro politico italiano è più che mai chiaro. Nel Parlamento italiano l’unica vera certezza è l’ingovernabilità del Paese. Un Parlamento con due diverse maggioranze la Camera al Pd ed il Senato, invece, al PdL. Con questo scenario è sicuramente impossibile poter formare una maggioranza stabile. In entrambe le Camere, poi, c’è l’elemento nuovo e  straordinario del  successo di Grillo e del Movimento 5 Stelle che ha ricevuto consensi pari a quasi il 25% (108 deputati e 54 senatori). A questo exploit di Grillo, bisogna anche tener conto di una parte considerevole di italiani che hanno deciso di non votare.  Dell’astensionismo, o non voto  che dir si voglia, al 25%, bisognerà tener conto, poiché rappresenta un dato non trascurabile e che va letto come ‘protesta estrema’ di quella parte di italiani, delusi da tutti gli schieramenti in campo. Ora il vero interrogativo è: “Cosa succederà ora?â€. Su questo bisognerà ragionare e riflettere. Quali scenari politici e di governo saranno percorribili? In queste ore e nei primi commenti degli esperti se ne son sentite molte di possibili soluzioni e di vario genere. Dal governo di ‘larghe intese’ per fare le riforme necessarie, ad accordi fra Pd e lista Monti per assicurare una parte di governabilità e persino quella più drastica del ritorno alle urne per avere una maggioranza completa. Quest’ultima ipotesi, però, non sembra essere una soluzione possibile con il ‘Porcellum’ che ha regolato l’attuale tornata elettorale, ma anche le precedenti. E allora? La soluzione politica e di governo che si apre non può prescindere dal voto espresso da quel 25% di italiani che ha votato per il Movimento 5 Stelle.  La risicata maggioranza di cui il Pd gode non può prescindere dal  voto di protesta espresso dal movimento di Grillo per fare le riforme essenziali di cui il Paese necessita e di cui da troppo tempo si parla. Senza trascurare un punto fondamentale, che è poi quello che ha determinato il successo di Grillo, l’abolizione dei privilegi della ‘Casta’ e gli sprechi della politica destinando quei fondi al risanamento dei conti pubblici, ma soprattutto a garantire quella equità sociale di cui si è tanto parlato con il governo Monti e in tutta la campagna elettorale. In altri termini, insomma, restituire moralità alla politica, dopo gli scandali di questi anni, abolire o, fortemente limitare, il finanziamento pubblico ai partiti, vero nocciolo della questione e cavallo di battaglia del Movimento dei grillini, combattere con leggi serie la corruzione politica e nello Stato, sono le richieste di quella percentuale di italiani che hanno votato per Grillo e di cui bisogna tener conto. Del resto il suo successo elettorale ha dimostrato come la politica e le proposte di governo possano essere presentate, sostenute e discusse anche senza lo sperpero di denaro pubblico, con gli strumenti che il mondo moderno ci fornisce, ad iniziare dal web e dai social network, ma soprattutto tornando ad ascoltare le necessità della gente, nelle piazze come si faceva un tempo.  Sarà in grado, il Pd a cui probabilmente spetterà di tentare di formare un governo, recepire e tradurre in concreto queste istanze che vengono dai cittadini? È questo il vero interrogativo a cui bisognerà dare risposta nei prossimi giorni, anzi sarebbe meglio nelle prossime ore perché il tempo stringe!
F. Pensabene