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Multe, non è reato di istigazione alla corruzione offrire 10 euro agli agenti della stradale per evitare la sanzione

Da Giovanni D’Agata riceviamo e pubblichiamo:

Per l’automobilista che cerca di convincere due agenti della polizia stradale a non multarlo per una violazione al codice della strada non c’ è corruzione. Lo ha deciso la Sesta Sezione Penale della Corte con la sentenza n.7505/2013 che Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” riporta ,secondo cui la “palese irrisorietà” della somma offerta agli agenti della stradale era tale da non essere idonea a corromperli. In appello i giudici di merito lo avevano condannato per istigazione alla corruzione. La vicenda è finita però davanti alla corte di cassazione che ha ribaltando il verdetto ed ha assolto l’imputato “perché il fatto non sussiste”. Nella sentenza si legge che “l’esibizione di una somma di 10 euro, corrispondenti ad una utilita’ pari a 5 euro per ciascuno dei pubblici ufficiali operanti e destinatari dell’istigazione, al fine di poter fare loro omettere e quindi in concreto impedire – la preannunciata contravvenzione, per la sua palese irrisorieta’, puo’ semmai configurare il reato di oltraggio, per l’offesa all’onore e al prestigio del pubblico ufficiale destinatario della dazione stessa”.

Semmai si sarebbe potuto parlare di oltraggio ma non certo di istigazione alla corruzione.

Il caso si riferisce ad un automobilista che, fermato per un controllo di routine, al momento in cui era stato richiesto di esibire la carta di circolazione, lo aveva fatto inserendo dentro una banconota da 10 euro. L’automobilista rivolgendosi agli agenti aveva anche proferito “lassate stare e pigliatevi nu cafe”.

Dato che la cosa era stata ripetuta con una certa insistenza gli agenti decidevano di denunciarlo. In primo grado veniva assolto mentre i giudici di merito della corte d’appello ritenevano di dover punire quella condotta ai sensi dell’articolo 322 del codice penale dato che l’imputato, in quel modo, avrebbe voluto evitare la contravvenzione.

Di diverso avviso i supremi giudici della corte di cassazione che hanno abbracciato la tesi del della difesa secondo cui quel gesto, fatto da una persona “semplice”, al massimo poteva essere interpretato come “segno di disprezzo degli agenti” ma non come istigazione alla corruzione.

Pertanto la decisione è stata quindi annullata senza rinvio.

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