Da Giovanni D’agata riceviamo e pubblichiamo.
Il più grande studio sull’argomento ha dimostrato un legame tra inquinamento atmosferico e lo sviluppo fetale.
La ricerca guidata dal Dr. Tracey Woodruff, professore di ginecologia e scienze della riproduzione presso l’Università della California a San Francisco, ha documentato che le donne incinte sono più esposte agli inquinanti da gas di scarico di automobili e carbone e sono soggette ad un più alto rischio di avere un bambino il cui peso alla nascita è basso.
Pertanto, è stato stabilito che, in diversi luoghi del pianeta in cui è stata condotta la ricerca, più alto è il l’inquinamento e maggiore è il tasso di nascite con basso peso alla nascita.
In questo studio, il basso peso alla nascita è inferiore a 2,5 kg. Questo peso è associato ad un esponenziale rischio di malattia e di morte con problemi di salute prenatale e cronici più tardi durante la vita.
Questi sono gli effetti nocivi che l’inquinamento ha sulla salute umana ai quali siamo esposti, in particolare per le particelle sospese, una miscela di polveri di diversa dimensione, origine e composizione che, essendo molto piccole, tendono a rimanere sospese in aria e ad essere trasportate dal vento. Secondo il Dr. Payam Dadvand, del Centro spagnolo per la Ricerca in Epidemiologia mentale (CREAL) queste particelle microscopiche anche note come particolato la cui dimensione è meno di un decimo dello spessore di un capello umano, si trovano nell’aria che tutti respiriamo. Le polveri hanno origine dai processi di combustione (gas di scarico di veicoli a diesel o a benzina, processi industriali, produzione energia elettrica, riscaldamento domestico). In inverno i loro valori sono superiori a quelli estivi, cosi come aumentano con la nebbia e con l’assenza di vento.
Le polveri sottili ed ultrasottili rappresentano l’inquinante più dannoso per la salute: sono costituite da svariate sostanze tossiche (solfati, nitrati, metalli) e, grazie alle piccole dimensioni, vengono trasportate anche a lunga distanza, penetrano negli ambienti chiusi, vengono facilmente inalate e possono raggiungere le diverse parti dell’apparato respiratorio.
I paesi con normative più severe per limitare l’inquinamento da automobili e centrali a carbone hanno più bassi livelli di questi inquinanti.
Questa ricerca si basa su tre milioni di nascite in 14 regioni in 9 Paesi del Nord America, Sud Africa, Europa, Asia e Australia.
Lo affermano i ricercatori della School of Public Health and Health Sciences dell’Università del Massachusetts, autori di uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Epidemiology and Community Health. Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti†questo importante studio rappresenta un grido d’allarme sull’inquinamento e come questo influisca sulla salute umana sin dal momento del concepimento dell’uomo. Per il momento in attesa che vengano prese dai governi drastiche misure per ridurre l’inquinamento, dobbiamo essere molto attenti e vigili e nel contempo molto creativi nell’ideare soluzioni che aiutino a ridurre questi problemi. Per esempio per proteggersi dalle polveri sottili, anche in ambiente domestico come nel caso di trasporto di bambini, utilizzare carrozzine e passeggini il più alti possibili, in modo che i nostri figli non siano proprio all’altezza dei tubi di scarico delle auto, le sorgenti di emissioni inquinanti più vicine.
In casa utilizzare l’aspirapolvere invece della scopa, tenere delle piante da appartamento che assorbono CO2 e aiutano a migliorare la qualità dell’aria e catturano in parte il particolato.