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Ancora Cig per la Fiat di Piedimonte, si lavora solo tre giorni a settimana

Non si attenua la crisi del settore auto, in particolare per il gruppo Fiat. A farne le spese anche lo stabilimento di Piedimonte San Germano. I nuovi modelli, come chiedono i sindacati, ancora non ci sono e così alla Fiat di Piedimonte si va avanti con la cassintegrazione. Fino al 18 aprile la fabbrica resterà ferma tutti i lunedì e venerdì  ad eccezione per il 2 aprile. Altri stop alla produzione, dunque, dopo quelli osservati dall’inizio dell’anno e nella prima parte di marzo. Le vendite continuano a calare ( – 13,2 per cento in Europa a febbraio, quasi diecimila auto in meno) e i segnali sono tutt’altro che confortanti. L’azienda torinese cerca così di tagliare i costi di gestione facendo ricorso alla Cigs, ma che di fatto,   che taglia i salari dei lavoratori e accentua la crisi economica di un territorio già notevolmente penalizzato . Giovedì, dopo tre giorni consecutivi di cassintegrazione, le «tute bianche» di Piedimonte San Germano sono tornate in fabbrica, ma le incertezze e le speranza per il futuro non sono affatto incoraggianti.

Tra gli operai  della principale fabbrica della nostra zona i timori di maggiori difficoltà sono sempre più evidenti. I sindacati continuano a premere per arrivare quanto prima alla produzione di nuovi modelli, oggi a Piedimonte San Germano si realizzano Bravo, Lancia e Giulietta, per ridare in tempi brevi slancio alle vendite, soprattutto a quelle nazionale. La Fiom contesta all’a.d.  di Fiat, Sergio Marchionne, la «politica degli annunci”. “Il manager – dice il segretario provinciale della Fiom di Frosinone, Donato Gatti – continua ad annunciare interventi, ma finora su Cassino non s’è’ visto nulla. Le promesse non si sono ancora concretizzate e così si perde credibilità. La realizzazione di nuovi modelli, a questo punto, richiederebbe quattordici-sedici mesi di tempo e si arriverebbe così a metà 2014. Siamo preoccupati per l’occupazione, anche perché i nuovi modelli sarebbero di tipo medio-alto e ciò potrebbe avere ripercussioni sul numero degli operai da utilizzare”.  La situazione si ripercuote inevitabilmente anche sull’indotto, che dà lavoro a circa seimila persone. Altre aziende, denuncia la Fiom, sono in evidente difficoltà e rischiano di chiudere i battenti con riflessi sull’occupazione. “Entro fine anno – conclude Gatti – molte piccole e medie aziende potrebbero cessare la loro attività. L’indotto sta pagando in modo pesante l’effetto della crisi”. In Ciociaria il periodo-no del mercato delle auto Fiat adesso fa paura come non mai. Quel che è certo è che il mercato dell’auto non tira, neppure nei Paesi europei che meno risentono della crisi economica, una soluzione però potrebbe venire dall’incremento della produzione di nuovi mezzi pubblici. È risaputo, ad esempio, che il ‘parco automezzi’ di enti come il Cotral sono vecchi di anni con enormi disagi per le migliaia di lavoratori pendolari che giornalmente li utilizzano. Un aiuto alla produzione di nuovi automezzi pubblici, che rinnovino l’intero parco, potrebbe costituire un aiuto all’economia non solo della nostra zona, ma anche a quella di molte altre regioni italiane.

F. Pensabene

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