Il ‘biologico’ in continua crescita fra agropirateria, frodi e sofisticazioni
17 Aprile 2013In continua crescita il settore  del biologico. È italiano un terzo delle imprese bio europee, con una superficie coltivata pari a oltre un milione e 200mila ettari, una cifra che corrisponde a circa il 10% del totale. Tradotto in termini occupazionali, questo significa circa 50mila persone, tra agricoltori, trasformatori e addetti del commercio, impiegate nel settore. A far meglio dell’Italia in Europa c’è solo la Spagna, ma il nostro paese è in testa nelle esportazioni. Il bio made in Italy piace soprattutto ai tedeschi al quale puntano 9 produttori italiani su 10 e che nei prossimi anni secondo l’Ice, Istituto nazionale per il Commercio Estero, potrebbe contare su un volume d’affari di 13 miliardi di euro. Fra i prodotti più ricercati dai consumatori c’è la nostra frutta e la nostra verdura, seguiti dal vino biologico, dalle conserve di pomodoro e dall’olio di oliva. Sia l’offerta che la domanda sono in continua crescita nonostante la crisi: si parla del 6% in più rispetto al 2012. Tutto questo successo, però, scatena  gli ‘appetiti’ anche della criminalità organizzata.  Gli esperti mettono in guardia da frodi e contraffazioni. Il settore del biologico ha iniziato a fare gola alle mafie e ai “professionisti della truffa agroalimentareâ€, pronti a falsificare carte e certificati pur di accaparrarsene una fetta.  Gli addetti ai lavori non hanno dubbi: è necessario intensificare i controlli sui prodotti importati dai così detti “paesi non in equivalenzaâ€, ossia quei paesi in cui i metodi di produzione biologica non sono ritenuti equivalenti ai nostri. L’aggravarsi delle truffe alimentari incide anche sulla sicurezza alimentare delle fasce più vulnerabili della popolazione, basti pensare, secondo Coldiretti, come negli ultimi dieci anni siano raddoppiati i pasti biologici serviti nelle mense scolastiche, toccando quota 1,2 milioni. Questo il punto da cui partire per arrivare alla necessaria trasparenza in tutti i passaggi della filiera. Del resto, l’agro pirateria non danneggia solo i piccoli e medi imprenditori del biologico “veroâ€, che solo in Italia coltivano una superficie di oltre un milione di ettari, garantendo al Belpaese la leadership europea per numero di imprese presenti. Il  maxi-sequestro che ha portato alla confisca di 1.500 tonnellate di soia, mais e grano falsamente certificate come “biologicheâ€, alle quali si sono aggiunte 30 tonnellate di soia provenienti dall’India e contaminate con pesticidi è un segnale del fenomeno criminoso che ruota attorno al biologico. Un problema, quello dell’agro pirateria, che sembra destinato ad ampliarsi: a dispetto della crisi, infatti, il biologico continua a crescere in consumi e fatturato. «Ma proprio per questo suo “appealâ€, spiega la Cia, Confederazione italiana agricoltori, il segmento diventa sempre più spesso bersaglio di frodi e sofisticazioni alimentari». Non bisogna, quindi, abbassare la guardia e incrementare i controlli per garantire ai consumatori la certezza della qualità dei prodotti.
F. Pensabene
Le informazioni che avete e che quindi fornite in relazione al sequestro sono incomplete.
La segnalazione alle autorità di sospetti su materie prime per mamgimi (si trattava infatti di soia e mais per alimentazione animale) dichiarate biologiche, provenienti dall’Europa dell’est e importate via Malta si devono proprio a FederBio (la federazione unitaria del biologico italiano, http://www.federbio.it), che nell’estate 2012 aveva allertato sia il ministero delle poltiche agricole, chiedendone intervento, sia il sistema delle imprese, per evitar loro acquisti poco chiari.
Il settore biologico italiano, quindi, è ben determinato a combattere l’agropirateria, non è nella minima misura complice, emargina i tentativi di frode e, nel caso in questione, ha informato subito le autorità dei suoi sospetti, sollecitando verifiche nell’autorizzazione delle importazioni da Ucraina. Moldavia ecc.
E’ fondamentale tenerlo presente, per non gettare ombre su chi si impegna non solo a produrre “pulito”, ma per mantenere “pulito” il settore.