E’ morto oggi, alle 12.25, nella sua abitazione romana, il senatore a vita Giulio Andreotti. Fu sette volte presidente del Consiglio dei ministri, otto ministro della Difesa, cinque degli Esteri e due delle Finanze, bilancio e industria. Infine passò anche per il Tesoro, l’Interno e le Politiche comunitarie. Giulio Andreotti, nato a Roma nel 1919, è stato un pezzo della politica italiana, un uomo fondamentale e di un potere che forse nessun altro ha mai avuto, sia all’interno del partito, sia negli apparati statali. Nominare Andreotti significava mettere sull’attenti chiunque. Sicuramente è stato un pezzo della storia politica importante dell’Italia, dalla Costituente all’inizio degli anni Novanta, quando tangentopoli la Dc la spazza via. Andreotti iniziò a 20 anni a fare politica nelle fila della Fuci, la Federazione universitaria cattolica italiana che allevò tante leve dello Stato del dopoguerra come Aldo Moro, Francesco Cossiga, Giuseppe Dossetti e Giuseppe Lazzati. Fu Alcide De Gasperi nel 1948, a volerlo nell’Assemblea Costituente e, successivamente, candidato, con le prime elezioni libere. Da allora è sempre stato eletto in Parlamento, fino al 1991, quando l’allora presidente della Repubblica Cossiga lo nomina senatore a vita.