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Petrarcone: “Ricordare è il modo migliore per evitare di compiere gli errori del passato”

“Ogni anno ci ritroviamo, vecchi e giovani, con la pelle di diversi colori e con abiti o uniformi molto diversi fra loro, uniti con lo sguardo pieno d’emozione nel ricordo degli eventi bellici che proprio qui videro uno degli episodi più cruenti e ricordati dalle memorie di guerra. Mi riferisco a quando nel 1944 proprio qui a Sant’Angelo nel 1944 ben 1700 giovani appartenenti alla divisione “Texas”, Fanteria dell’esercito Statunitense, trovarono la morte durante un attacco durato poco più di una notte.” Con queste parole il sindaco di Cassino, Giuseppe Golini Petrarcone, ha ricordato, nel corso dell’annuale cerimonia che si tiene a Sant’Angelo presso la campana della pace, le tantissime vittime civili e militari che persero la vita a causa del secondo conflitto mondiale. “Voglio rivolgere – ha sottolineato il sindaco – un saluto a nome mio personale e di tutta la città di Cassino, a tutte le autorità civili, militari e religiose intervenute qui oggi, nonché a tutta la cittadinanza e a tutti gli amici che vedo intorno. Una saluto particolare, inoltre, voglio riservarlo all’ambasciatore della Nuova Zelanda, Trevor Matheson, al Colonnello Antonio Battista, qui in rappresentanza del Canada, al Colonnello Andrzei Sarna della Repubblica di Polonia ed al Maggiore Rupert Jackson rappresentante della Gran Bretagna. Proprio su questo fiume, nel maggio del 1944, le forze Armate Alleate riuscirono a sfondare le validissime difese tedesche riprendendo la strada verso Roma e verso la liberazione dell’Italia. Questo ci racconta la Storia con la S maiuscola, quella storia che da quel giorno ci parla di altre vittorie, di glorie e di ingresso nelle città dell’Italia centrale e settentrionale. Tuttavia quella stessa Storia ha giocoforza dimenticato gli attori più piccoli e indifesi di quelle vicende: i tantissimi civili che loro malgrado si trovarono coinvolti prima nell’occupazione, poi negli aspri combattimenti, nei terribili bombardamenti da cui non ci si poteva difendere, poi ancora dalla furia dei proiettili ed infine dalla miseria, dalle macerie fumanti, da quella distruzione fisica e morale cui ci si sarebbe sollevati con altre lacrime, altro dolore e tantissimi sacrifici. È alle vittime dell’orrore che oggi va il mio pensiero, pur non riuscendo con la mia vita di uomo del 2013 a capire fino in fondo cosa ha voluto dire per chi viveva in quegli anni la parola Guerra. La Campana della Pace deve oggi suonare perché gli errori non si ripetano, perché l’armonia riesca a superare ogni conflitto per piccolo che sia, perché il futuro è più importante di ogni altra cosa. Costruiamo il futuro tenendo a mente chi si è sacrificato per noi.” Il sindaco ha poi concluso il suo intervento richiamando ed evidenziando l’importanza quasi vitale del concetto di armonia tra i popoli al fine di evitare il ripetersi di tragici conflitti. “Voglio concludere – ha chiuso il sindaco – con le parole di Pietro Calamandrei, oggi più che mai valide, coraggiosamente rivolte a chi fomentava l’odio fra i popoli: su queste strade se vorrai tornare ai nostri posti ci ritroverai, morti e vivi collo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento, che si chiama ora e sempre resistenza.”

 

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