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USB: Mobilitazione generale dei lavoratori lsu degli enti locali

In bilico tutti gli  accordi regionali per le assunzioni,  ottenute dai precari LSU dopo anni di lavoro nero sottopagato e dure  lotte sostenute da USB.

 L’incredibile e preoccupante situazione, comunicata dalla Regione ai sindacati, potrebbe rimettere in discussione  i protocolli firmati dalla Regione Lazio negli ultimi 3 anni,  con il rischio di  cancellare inesorabilmente centinaia di posti di lavoro e servizi alla cittadinanza, impossibili da sostenere con gli esigui bilanci dei comuni limati dal rispetto del  patto di stabilità  e dall’austerity che ha prodotto  solo la crisi sociale attuale da cui non si potrà uscire  licenziando i lavoratori, ma facendo un piano statale per la stabilizzazione dei precari e  nuove assunzioni.

Contro ogni ipotesi di revoca degli accordi regionali, il sindacato  USB ha indetto un presidio sotto la Regione in Via Cristoforo Colombo per il giorno 16 maggio dalle ore 10.00,

Nessuno può permettersi leggerezze in questa fase di debolezza del lavoro, né la Regione Lazio che ha assunto un impegno con i lavoratori e con gli enti locali e deve onorare quanto sottoscritto, tantomeno i soggetti che oggi si ergono a paladini della legge quando si tratta di attaccare le assunzioni a sanatoria del precariato, sia essa  la Ragioneria dello Stato, che per anni ha conteggiato i lsu  tra i precari  pubblici, senza mai fare un’osservazione in merito all’assenza di contratto  di lavoro sia  la Corte dei Conti, che ha evitato di indagare  sull’evasione previdenziale che lo stesso Stato ha operato a danno delle casse previdenziali non avendo mai versato un centesimo di contributi per la pensione dei lsu .

 Dietro a questi lavoratori ultracinquantenni, assunti con contratti part time che portano a casa poco più di 600€ al mese, con storie di licenziamenti alle spalle, ex dipendenti di aziende predatrici del nostro territorio, che  hanno  già pagato a caro prezzo le dismissioni industriali degli anni ’90,  ci sono famiglie, figli disoccupati,  ai quali dare risposte e sicurezze. Non possiamo  permettere il licenziamento di massa dei precari ex lsu o la mobilità per chi ha un contratto part time a tempo indeterminato ( o meglio pensava di averlo) o legittimare l’inganno ai 400 lavoratori costretti a dimettersi dal bacino con la promessa dell’incentivo alla fuoriuscita. 

Intanto il sindacato  USB ha evidenziato al Presidente Zingaretti e all’Ass.re al Lavoro “la condizione di grave  disagio economico, smarrimento e rabbia per l’incertezza dovuta alla interruzione dei trasferimenti agli enti locali che,  rimettendo  in discussione la continuità lavorativa, con ipotesi di revoca degli accordi regionali, sospensioni dei contratti in essere e blocco degli stipendi per i tempi determinati, previsioni di mobilità forzata per dipendenti assunti a tempo indeterminato, dopo 15 anni di precariato senza copertura contributiva, potrebbe generare effetti incontrollabili  e  drammatici che abbiamo tutti il compito di evitare.

Quanto si è venuto a determinare  per i fuoriusciti, definitivamente disoccupati ultracinquantenni da gennaio 2011, per i quali la ricollocazione è un miraggio,  la sospensione del pagamento del bonus rappresenta un inganno e una truffa intollerabile e vergognosa.

Inoltre il ritardo nei trasferimenti, l’insufficienza delle somme erogate  e il blocco attuale delle somme spettanti, mette a dura prova equilibri di bilancio di enti locali già al limite.  Ormai i comuni sono impossibilitati ad anticipare le retribuzioni da fame (intorno ai 630€ mensili per i part time), e alcuni dipendenti lavorano senza percepire lo stipendio da mesi, altri  lo saranno a breve.  La Regione deve assumersi l’impegno ad onorare tutti gli accordi sottoscritti, salvo verificare, laddove emersi, abusi nell’utilizzo di risorse destinate esclusivamente ad assunzioni o fuoriuscite di LSU. Responsabilità che non sono certo da imputare ai lavoratori  che oggi rischiano di farne le spese in una condizione intollerabile di precarietà, con redditi ben al di sotto la soglia di povertà”. 

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