Nei giorni scorsi, i finanzieri della tenenza di aprilia hanno dato esecuzione ad un provvedimento, emesso dal tribunale di latina su richiesta del sostituto procuratore della repubblica di latina, d.Ssa raffaella falcione, in applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali disposte nei confronti di tre componenti di una nota famiglia di aprilia, con il sequestro di fabbricati, terreni, quote societarie, aziende, veicoli e conti correnti per un valore complessivo di circa 33 milioni di euro.
Il provvedimento è stato eseguito nei confronti di tre soggetti, classe ’42, ’69 e ’74, appartenenti alla stessa famiglia (di origine calabrese) e residenti, rispettivamente, ad aprilia, reggio calabria e latina, i quali si sono resi responsabili di gravi delitti contro il patrimonio e la fede pubblica e reati tributari (truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta, falsità in titoli di credito, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti ed omessa dichiarazione).
Proprio nella provincia pontina era presente il core business dell’attività imprenditoriale, contraddistinta da una ramificazione di aziende formalmente amministrate da “teste di legnoâ€, ma di fatto gestite in proprio, utilizzate, da un lato, quali contenitori del patrimonio immobiliare, al fine di rescindere ogni collegamento con i soggetti coinvolti e, dall’altro, quali strumenti per l’esecuzione di disegni criminosi connotati da un’elevata pericolosità fiscale.
L’attività dei finanzieri di aprilia ha preso le mosse da una recente complessa verifica tributaria nei confronti di una società del gruppo, che aveva dichiarato un reddito esiguo a fronte di un ingente volume d’affari ed era stata successivamente posta in liquidazione.
L’attività ispettiva aveva permesso di constatare non solo l’adozione di differenti sistemi di evasione, quali l’annotazione di fatture per operazioni inesistenti per oltre 5 milioni, di costi indeducibili per ulteriori 3 milioni e ancora l’emissione di false note di credito, ma più in generale l’occulta regia da parte dei componenti del nucleo familiare nella gestione degli affari di diverse aziende, contabilmente collegate tra di loro per l’attuazione di ingegnosi meccanismi fraudolenti.
Da qui, andando a ritroso, è stato ricostruito ed intercettato il flusso di capitali che ha generato l’imponente patrimonio sottoposto a sequestro, ritenuto il frutto dei proventi derivanti dalla commissione dei fatti illeciti di diversa natura, commessi con costanza ed abitualità , contestati in diverse occasioni ai tre responsabili.
Infatti, dagli accertamenti esperiti sulla situazione economico – patrimoniale è stata rilevata una notevole sproporzione tra il patrimonio posseduto (nelle sue varie forme) e il reddito dichiarato dai soggetti interessati, a partire dal 2001 fino al 2011, assolutamente inidoneo a giustificare l’elevato livello del tenore di vita sostenuto.
Questi, in sintesi, i beni sottoposti a sequestro (per un controvalore complessivo di circa 33 milioni di euro):
45 beni immobili tra terreni, ville, fabbricati, e complessi industriali ubicati nelle province di latina, roma, reggio calabria, forlì-cesena e lodi, per la quasi totalità di proprietà delle società , a loro volta intestate fittiziamente a “teste di legnoâ€;
11 veicoli tra autovetture di grossa cilindrata e furgoni;
8 società per un valore totale del capitale sociale di quasi 11 milioni di euro, tra le quali tre effettivamente operanti nel settore del trasporto, quattro usate per la gestione del patrimonio immobiliare ed una impiegata per la creazione di fatture false;
19 tra conti/correnti e conti/titoli e relative quote societarie.