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Cinghiali “al pascolo” nell’area archeologica di Cassino, ma è allarme nel cassinate

Una scrofa di cinghiale con una nidiata di sei cuccioli vivrebbe indisturbata nell’area archeologica di Cassino. E’ lì, tra il teatro romano, l’Anfiteatro e la tomba della nobildonna Ummidia Quadratilla, che il gruppetto composto dai cuccioletti e dalla pesante mamma, si aggirerebbe brucando il terreno alla ricerca dei tuberi di cui sono ghiotti. Oltre alle testimonianze di chi li ha visti, le tracce evidenti di scavo, non lacererebbero dubbi sulla loro presenza garantita anche dal divieto assoluto di caccia. La zona archeologica, infatti, rientra anche nel Parco naturalistico di Montecassino, quindi la loro incolumità dai cacciatori è garantita. Forse un po’ meno quella dei turisti qual’ora, un gruppo di loro, si dovesse trovare davanti la scrofa, della quale è ben nota la violenza con cui difende i suoi cuccioli. Il problema cinghiali, però, è avvertito un po’ in tutta la zona e un altro allarme è stato lanciato dal Consorzio di Bonifica Valle del Liri di Cassino. A Sant’Elia Fiumerapido i cinghiali costituiscono un pericolo per le colture e sono già tanti i danni provocati dagli animali selvatici ad agricoltori e imprese agricole. Molti di loro si sono riuniti alcuni giorni fa in una assemblea alla quale hanno preso parte, oltre ai responsabili del consorzio di bonifica, anche rappresentanti della Provincia. Le proposte sono state diverse, innanzitutto la richiesta di risarcire gli agricoltori che hanno subito danneggiamenti, altri hanno ipotizzato l’utilizzo di cannoncini a salve, altri ancora la richiesta di “abbattimento” alla Regione Lazio.
Er. Am.
Foto Nardelli

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