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Fumo: quale costo per il datore di lavoro? Uno studio americano ha affrontato la questione

Da Giovanni D’Agata riceviamo e pubblichiamo.

Secondo uno studio pubblicato oggi un fumatore ha un costo medio di 6.000 dollari (4.600 euro) in più per il suo datore di lavoro per ogni anno rispetto ad un non fumatore.

Dalla studio effettuato dai ricercatori dell’Università dello Stato dell’ Ohio tra i dipendenti che operano in aziende private in diversi settori i costi variano tra i 2.885 dollari (2.200 €) a più di 10.125 dollari (7.730 €), a seconda del settore e l’occupazione.

A guidare i costi sono le pause sigaretta che rappresentano un deficit di 3,077 $ media (2,350 €) per dipendente fumatore all’anno, mentre l’assenteismo è stimato in517 dollari (395 €) e la presenza (il dipendente è presente, ma la sua produttività è bassa a causa della sua dipendenza da nicotina) a 462 dollari (353 euro).

Il costo aggiuntivo in termini di costi sanitari per i datori di lavoro è di 2.056 dollari (1.570 euro).

E anche se il datore di lavoro è un vincitore con i fumatori in pensioni (che muoiono giovani, costano 296 dollari in meno ogni anno rispetto al fumo), la lista definitiva sale a 5816 $ (4445 di euro) all’anno per ogni dipendente da nicotina.

I dipendenti che fumano rappresentano significativi costi aggiuntivi per i datori di lavoro privati, e lo studio è stato commissionato per facilitare le aziende a “prendere decisioni riguardanti la loro politica sul tabacco.”

Alcune aziende americane hanno già preso misure cautelari imponendo ai fumatori una tariffa aggiuntiva per la loro assicurazione sanitaria. Altri si rifiutano semplicemente di assumere o licenziare i dipendenti che non hanno smesso dopo un determinato periodo.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Tobacco Control, che fa parte del British Medical Journal (BMJ).

I fumatori sono ormai quasi un quinto della popolazione adulta degli Stati Uniti, mentre il tabacco è responsabile di 443.000 morti ogni anno negli Stati Uniti.

In Italia 75.000 persone muoiono ogni anno a causa del fumo.

Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, è  la prova che il fumo non fa male solo alla salute ma comporta anche notevoli  costi sociali in  termini  economici all’intera collettività e persino nel mercato del  lavoro.

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