Da Giovanni D’Agata riceviamo e pubblichiamo.
Aumentate le marche da bollo sugli atti: la misura fissa dell’imposta passa da 1,81 a 2 euro e da 14,62 a 16 I rincari giustificati con la ricostruzione post-sisma in Emilia e Abruzzo anziché prendere le risorse da tagli alla “casta”. Molti i tipi di atti interessati: dalle fatture, le copie conformi, gli atti notori, estratti di matrimonio, ecc.
 Ci prendono in giro perché da una parte differiscono l’aumento IVA o l’IMU e dall’altra fanno rincarare altre tasse e balzelli nella più bieca tradizione di quei governi che mettono la polvere sotto il tappetino o che peggio nascondono gli aumenti sotto altre voci.
Anche il governa “Letta” si pone, evidentemente, sulla scia di questa consuetudine con l’aumento, non proprio malcelato, della misura dell’imposta fissa di bollo che interessa una pluralità di atti:
le marche da bollo lievitano da 1,81 a 2 euro e da 14,62 a 16 euro. Gli aumenti, purtroppo sono già a regime poiché sono contenuti nel decreto legge “emergenze”.
Questa nuova stretta governativa riguarda, quindi, tantissimi atti e documenti a importo non variabile. Solo per fare qualche esempio, nell’ordine: le inserzioni, le fatture che contengono importi non assoggettati a Iva e gli estratti conto o altri documenti di accreditamento o addebitamento per somme superiori a euro 77,47. Gli atti rogati o autenticati da notai, estratti o copie conformi all’
originale costano dunque 16 euro a pagine e non più 14,62. Sulla stessa scia le scritture private, atti di notorietà e pubblicazioni di matrimonio.
La scusa degli ennesimi rincari di Stato, nobilissima, é perché servono a finanziare la ricostruzione dopo i terremoti in Emilia e Abruzzo. Ma Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Dirittiâ€, si chiede se tali aumenti non potevano essere evitati attraverso un’accelerazione nella messa in atto di alcuni tagli promessi e mai realizzati tipo l’eliminazione delle province, oppure la rinuncia alle missioni militari o all’acquisto degli F35, e così via.
Ancora una volta, però, dobbiamo constatare amaramente che a subire sono i cittadini perché gli aumenti in questione vanno a colpire una serie di atti che inevitabilmente rientrano nella vita quotidiana di utenti, professionisti ed imprese.