Di seguito riportiamo l’intervento del consigliere regionale Marino Fardelli alla mozione â€Misure urgenti per il contrasto della violenza di genere sulle donne e femminicidio†discussa e approvata in sede di Consiglio Regionale.
“Il femminicidio è un problema strutturale, che va al di là degli omicidi delle donne, riguarda tutte le forme di discriminazione e violenza di genere che sono in grado di annullare la donna nella sua identità e libertà non soltanto fisicamente, ma anche nella loro dimensione psicologica, nella socialità , nella partecipazione alla vita pubblica.
Ho accolto con grande senso di responsabilità di uomo, la trattazione di un tema così attuale, ma vecchio come il mondo e che trova le sue radici nella cultura. Oggi gli è stato dato il nome di femminicidio perché le parole sono importanti e per quanto risulti ancora un termine sconosciuto alla grammatica anche dei nostri programmi di scrittura, racchiude tutta la sua drammaticità .
E proprio la cultura ha il ruolo fondamentale nelle cause del femminicidio, e in essa si può e si deve intervenire.
Parlando di dati, sconvolgenti, quella del femminicidio è “una mattanza quotidiana”. Stalking, violenze, abusi in famiglia e ogni altro sopruso contro le donne sono drammi di ogni giorno, non risparmiano nessuna regione d’Italia e attraversano tutti i livelli sociali. La serie dei delitti di questo genere testimonia poi che le regioni in testa, dati 2012, sono Lombardia (1.525), Lazio (1.015) e Campania (1.045), con dati in pratica raddopiati dal 2009 secondo i dai del Ministero dell’Interno.
Dal punto di vista giuridico intanto per lo stalking la pena massima di quattro anni non consente né le intercettazioni telefoniche né quelle ambientali: se da quattro si passasse a sei anni , come è già previsto per il reato di maltrattamenti, le intercettazioni sarebbero invece possibili. E l’aumento della pena avrebbe anche l’effetto di rendere applicabile il giudizio immediato che significa per il pubblico ministero formulare la richiesta di rinvio a giudizio entro novanta giorni e non sei mesi, cioè il termine ordinario. Non è solo questione giuridica, ma anche pratica. La maggior rapidità nella celebrazione del giudizio si ripercuoterebbe positivamente anche sul decorso dei termini di durata massima della custodia cautelare.
Dicevo che nella cultura il femminicidio affonda le sue radici e nella cultura può trovare termini d’intervento.
Innanzitutto attraverso l’analisi e l’approfondimento di dati e ricerche esistenti si possono modificare e attuare idonee normative regionali, monitorando i servizi territoriali di sostegno alle donne in collegamento con le strutture e le associazioni che si occupano del contrasto alla violenza di genere.
Le misure urgenti contenute nella mozione come il rifinanziamento dei centri antiviolenza, la creazione di una rete regionale e di un tavolo operativo, trovano la massima apertura.
Ma per intervenire sul fenomeno e sulla sua natura strutturale, bisogna cominciare dalla scuola dove l’obiettivo deve essere l’insegnamento della cultura e del rispetto oltre che della necessaria consapevolezza dell’identità di genere. Il lavoro da svolgere sui territori, a partire dal linguaggio fino alla formazione degli operatori della cultura è fondamentale per evitare che cresca, insieme alle nuove generazioni, altra cultura sessista discriminatoria. E’ per questo che auspico, oltre ad interventi urgenti come quelli contenuti nella mozione di oggi, un impegno più ampio che coinvolga la formazione a tutti i livelli e la scuolaâ€.