Irregolarità nella gestione dell’Arin e altre società del gruppo, la Corte dei Conti contesta un danno all’erario di circa 3,6 milioni di euro
4 Luglio 2013Ammonta a oltre 3,6 milioni di euro il danno erariale complessivamente accertato per irregolarità rilevate nella gestione dell’ARIN S.p.A. e di altre società del relativo gruppo.
In particolare, secondo quanto emerso dagli accertamenti eseguiti dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento della Ragioneria dello Stato – Servizi Ispettivi, il danno patrimoniale arrecato alla:
“ABC†(ex ARIN S.p.A.), azienda speciale del Comune di Napoli, sarebbe pari a oltre 3 milioni di euro;
NET SERVICE S.r.l. (società interamente partecipata dalla ARIN S.p.A.) ammonterebbe a quasi 600 mila euro.
L’attività investigativa, coordinata dai Vice Procuratori della Corte dei Conti dott. Pierpaolo GRASSO e dott. Ferruccio CAPALBO, è iniziata a seguito di esposti presentati dagli attuali amministratori dell’ARIN, che evidenziavano numerose fattispecie di presunto danno erariale nell’ambito della passata gestione della medesima ARIN e delle società da essa partecipate.
In base alle risultanze degli accertamenti condotti dal Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli (Gruppo Tutela Spesa Pubblica) e dagli ispettori del M.E.F., la Procura contabile campana ha oggi contestato, mediante appositi atti di “invito a dedurreâ€, notificati dalla Guardia di Finanza ai presunti responsabili del danno pubblico:
da un lato, l’acquisto da parte della NET SERVICE S.r.l. della MARINO LAVORI S.r.l.;
dall’altro, più in generale l’intero sistema di affidamento, nell’ambito del gruppo ARIN, degli appalti dei lavori di cui alla legge n. 219/1981, riguardante il finanziamento e la realizzazione delle opere di ricostruzione post-terremoto del 1980 in Campania.
Con riferimento alla prima vicenda, il danno all’Erario segnalato dagli organi investigativi all’A.G. contabile è pari al costo sopportato in via diretta dalla NET SERVICE S.r.l. per l’acquisto – a condizioni antieconomiche – della MARINO LAVORI S.r.l.. Infatti, dalla disamina della documentazione acquisita è emerso come tale operazione non sia stata valutata adeguatamente sotto il profilo dell’effettiva convenienza ed utilità , come invece si sarebbe dovuto fare sia da parte della NET SERVICE S.r.l. che della controllante ARIN.
Per quanto riguarda il secondo filone d’indagine, relativo agli appalti, è stato appurato che l’ARIN, senza valide motivazioni, ha affidato con apposito contratto al Consorzio SERINO (costituito dall’ARIN stessa e dalla NET SERVICE S.r.l.) la realizzazione delle opere relative all’acquedotto del Serino, anch’esse previste e finanziate con i fondi della legge n. 219/1981.
Tale affidamento ha rappresentato in realtà , per tutti i lavori poi eseguiti, solo il primo di numerosi altri passaggi e scambi reciproci tra le società del gruppo ARIN, in esito ai quali sono lievitati i costi dell’opera di volta in volta interessata, con produzione dei corrispondenti ricavi in capo alle società coinvolte nei predetti passaggi. Il tutto a danno dei fondi statali di cui alla citata legge per la ricostruzione post-terremoto.
Diversamente, qualora l’ARIN avesse provveduto agli affidamenti dei lavori senza la sistematica ed inutile intermediazione delle strutture societarie del gruppo (che hanno drenato risorse pubbliche ad ogni passaggio), gli stessi avrebbero avuto un costo finale nettamente inferiore.
La chiusura dell’indagine ha condotto alla contestazione da parte della Procura contabile, a titolo di dolo e/o colpa grave, di un danno erariale quantificato (come detto) in oltre 3,6 milioni di euro nei confronti dell’amministratore unico, del direttore generale e di un dirigente (tutti pro tempore) dell’ARIN, nonché dei tre membri del collegio sindacale pro tempore della medesima società e di un dirigente pro tempore del Comune di Napoli.
La Guardia di Finanza di Napoli ha, inoltre, notificato ai predetti amministratore unico e direttore generale il provvedimento di sequestro conservativo – disposto dalla Corte dei Corte – di beni immobili, conti correnti e crediti agli stessi riconducibili, sino a concorrenza del danno erariale contestato.