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Vegliò per un anno sui corpi delle sorelle aspettandone la resurrezione. La vicenda delle sorelle Tupputi in due libri

Il legame di fede che legava le sorelle Tupputi di Barletta non è stato reciso neanche dalla falce della “grande mietitrice” seppur capace di portar via le anime anime di due delle tre sorelle. E’ una vicenda che, nonostante siano passati sei anni, continua a far interrogare su come una donna, oggi 70enne, possa continuare a vegliare per oltre un anno, sui corpi delle due sorelle morte, pregando e aspettando la loro “Resurrezione”. famiglia tupputi1E’ una storia intrisa di macabro, ma anche di tanta solitudine; che ha offerto spunti di riflessione sul rapporto vita/morte per tanti pensatori, che è stata ispiratrice di due libri di successo, rappresentazioni teatrali e tesi di laurea. Era la mattina del 10 agosto la polizia municipale entrò in quella casa, una villa, un tempo elegante, alla quale si accedeva attraverso un grosso e pesante cancello dalla strada che conduce a Canne della Battaglia in contrada “Antenisi”. In quella villa, si sapeva, vivevano le tre sorelle Tupputi, Carla, 72 anni, Angela Teresa 78 anni e Stefania di 66 anni. Devotissime, figlie di un direttore di banca, avevano fatto della religione, l’unico loro interesse. Erano conosciute e stimate, proprio per la loro religiosità che le portava, ogni 15 giorni a colloqui con Padre Pio e, pare che fu proprio il Santo di Pietrelcina a indicare loro la strada del nubilato. Infatti nessuna delle tre ha prese marito né mai si sono fidanzate dedicandosi anima e corpo al gruppo carismatico del Rinnovamento dello Spirito. Una vita in preghiera, la loro, e in tanti le credevano capaci far intercedere i Santi per miracolose guarigioni. La preghiera, quindi, come unica e assoluta medicina, che andava anche oltre le esigenze corporali, fin anche a sostituirsi all’alimentazione. Quella mattina, la Municipale entrò per un normale controllo in quella casa. Da tempo non si sapeva più nulla delle tre donne e, forse, anche su segnalazione di qualcuno che aveva intuito.

Dietro quel pesante cancello, c’era l’inimmaginabile. La vegetazione aveva invaso buona parte della’abitazione e dove non c’erano erbacce, c’erano immondizie e carcasse di animali morti mischiati tra loro, e tra loro anche i corpi di Carla e Angela Teresa. Non serviva una perizia medico scientifica per capire che quelle salme, ormai mummificate, erano lì da oltre un anno. Proprio una perizia stabilirà poi che Carla era morta l’11 febbraio 2006, (un anno e sei mesi prima) per cause naturali e che Angela Teresa l’aveva seguita due mesi dopo a causa della rottura di un femore. L’unica forma di vita, in quel contesto, anche se questa era più simile alla morte che alla vita stessa, era rappresentata da Stefania, che per tutto quel tempo aveva pregato e pregato ininterrottamente, aspettando la Resurrezione delle sorelle. Una visione della religione, si dirà, distorta e insana che ha portato la donna ad una folle incoscienza. Un “credere” convinto, capace di lasciare in sospeso il tempo, addirittura di congelare la morte delle due affezionate sorelle creando quasi un ponte tra il mondo dei defunti e quello dei vivi.
Di chi le colpe di quanto accaduto? Non certo di Stefania. Le indagini svolte dalla procura di Andria hanno reso impossibile imputare qualsiasi tipo di ipotesi di reato. La morte delle donne è sopraggiunta per cause naturali, quindi fugato l’omicidio; l’omissione di soccorso non vi è stata dato che entrambe, Carla e Angela Teresa, avevano sempre detto di rifiutarsi di sottoporsi a cure mediche tradizionali; così come l’occultamento di cadavere dato che le salme non sono mai state spostate dal punto del decesso. Ma viene da chiedersi chi sapeva cosa accadeva dietro al cancello di villa Tupputi e chi ne traeva vantaggio da quella situazione incredibile? Domande che si pongono da tempo Giampaolo Balsamo 42 anni di Barletta che della vicenda ne ha fatto un apprezzato libro dal titolo “Vegliando oltre il cancello”, e Claudia Lerro, 30 anni di Corato, regista e attrice della Compagnia teatrale “Teatrificio 22” che sta lavorando per un rappresentazione teatrale ispirata proprio alla storia di Stefania. Troppe le porte rimaste chiuse su questa vicenda. Troppi gli enigmi: su tutti cosa cercassero i ladri che hanno fatto visita alla villa, alcuni giorni dopo l’intervento della polizia, e cosa hanno voluto distruggere i piromani quando, appena dopo il furto, hanno appiccato il fuoco alla casa.

Balsamo, cronista della Gazzetta del Mezzogiorno, tra i primi ad occuparsi della vicenda, ne è convinto: la storia va raccontata in qualsiasi modo quantomeno per riflettere sull’incoerenza di come la solitudine riesca a vincere in una società comunque affollata. Nel suo libro “Vegliando oltre il Cancello” giunto alla pubblicazione delle seconda edizione, (Secop edizioni di Peppino Piacente) Balsamo è stato capace di non far prevalere gli aspetti macabri, anche se indiscutibilmente, è grazie a loro che si riesce a calamitare la giusta attenzione di spettatori e lettori. E’ forte, però, l’invito alla riflessione: “Il libro aiuta a riflettere su una società che ignora l’altro, vivendo in una indifferenza e in un individualismo che sconcertano e sviliscono l’intelligenza del cuore, che dovrebbe connotarsi di apertura all’altro, di condivisione, di solidarietà, di umana pietà”. La seconda edizione, invece, punta all’impronta lasciata da questa vicenda sulla società: i commenti e le riflessioni sulla vita, sulla morte. Nel frattempo Stefania, che aveva atteso invano la Resurrezione delle sorelle, abita in un’altra casa, non più dietro ad un cancello di solitudine e abbandono, ma comunque protetta da questa pesante storia.
Ermanno Amedei

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