La battaglia di un avvocato di Cassino, dieci anni per dimostrare la seminfermità mentale del suo assistito
26 Settembre 2013Dieci anni per dimostrare la seminfermità mentale del suo assistito. Quella di Armando Caporicci, avvocato del foro di Cassino, è stata una battaglia lunga ma che, alla fine, è servita per raggiungere l’obiettivo. Stefano Volpe è un 31enne di Cassino appartenente ad una famiglia duramente colpita da problemi di natura psichica e in città è noto per stranezze di ogni tipo che spesso sono sfociate in atti criminali come l’incendio di una scuola, i danneggiamenti di auto, ma anche di furti e rapine. L’ultima avvenuta 8 mesi fa ha visto come sfortunata protagonista la commessa di un negozio di oggettistica in viale Dante dove il 31enne si è presentato armato di coltello e dopo aver rinchiuso la ragazza in uno sgabuzzino, ha rubato i 15 euro contenuti nella cassa e un telefonino. Appena uscito dal negozio, però, ha telefonato alla polizia confessando di aver fatto una rapina ma di essersi pentito e chiedeva di essere arrestato. Ovviamente le manette sono scattate. Difronte al Gip il suo legale, l’avvocato Caporicci ha chiesto ciò che chiede ormai da quando, dieci anni fa, ha iniziato ad assistere quello che è il suo caso più complicato: l’infermità mentale. “Per otto mesi però Stefano è rimasto in carcere in attesa del processo con rito abbreviato che si è svolto oggi e dove il Gip ha finalmente accolto una perizia medico legale che ho fatto redigere da uno specialista, venuto da fuori, che ha descritto il Volpe come un bord-line ma che, sotto lo stress di fame o altre esigenze, supera ampiamente il limite della ragione; ma di fatti, non è in grado di intendere e di volere. Oggi finalmente dopo anni che assisto il Volpe ho avuto la magra ed in parte amara soddisfazione di essere riuscito ad attestare e certificare ciò che ritengo sia agli occhi di tutti da ormai troppo tempo un fatto noto, che solo per il complesso strumento giudiziario non era ancora provato. All’esito della odierna udienza Volpe è stata assolto per incapacità di intendere e volere e gli è stata applicata la conseguente giusta applicazione della misura di sicurezza in casa di curaâ€.