“ Ammu ebbe un brivido.
Provava in quel pomeriggio caldo la gelida sensazione che la Vita fosse già vissuta. Che la sua coppa fosse piena di polvere. Che l’aria, il cielo, gli alberi, il sole, la pioggia, la luce e il buio, tutto si sesse pian piano trasformando in sabbia. Che la sabbia le avrebbe riempito le narici, i polmoni, la bocca. che l’avrebbe sepolta, lasciando in superficie solo un mulinello, come quello che fanno i granchi quando si rintanano sotto, sulla spiaggia.†– “Il Dio delle Piccole cose†– Arundhati Roy – 1997
Il nostro Piccolo Grande Catalogo di 1000 cose perdute e ritrovate.
La nostra smania di collezionare tutto sperando di ritrovare un giorno quel sentimento legato proprio a quella singola cosa.
Prendi una foto. Vedi i visi. Ricordi il momento dello scatto.
Prendi un giocattolo. Lo tocchi. Ricordi il momento che l’hai scartato.
Ci riusciamo a fare questo dopo mille e mille cose fuori posto?
Il libro non mi è piaciuto granché. L’ho trovato troppo “verbosoâ€, troppo dileguarsi sulla realtà . L’onirico che si traveste da clown per diventare tragedia. E ritorno.
Davvero l’ho seguita con fatica fine alla fine le vicende di Ammu, madre di 2 gemelli Estha e RAhel, ma non ho trovato quel che si diceva di questo romanzo: trama forse non avvincente ma feconda di idee e riflessioni sulla vita fatta di tanti momenti,tutti importanti, appunto piccole cose che diventano Dio.
Salvo il sogno dell’uomo senza braccio, le piroette nella bara di Sophie Mol, salvo un sapore lontano di un India con tutto il suo passato, il suo presente, della sua gente, dei suoi boschi, fiumi, templi, misteri, fantasmi, leggende, verità , credenze, povertà ; insomma di una vita che porta con se presente e passato, uomini e cose, che continuamente si rinnova, che è storia di “grandi cose†e agli uomini concede solo “le piccole.