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Camorra, arrestati i fiancheggiastori del boss Panaro. Tra loro anche chi gli permetteva vacanze all’estero

Nelle prime ore della mattinata odierna, nell’ambito di un’articolata indagine coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Casal di Principe hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dall’Ufficio GIP presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di 14 indagati, di cui 13 liberi, gravemente indiziati. a vario titolo, dei reati di procurata inosservanza di pena, di intestazione fittizia di beni aggravata, di alterazione di documenti d’identità aggravata – tutti con l’aggravante per aver favorito una organizzazione camorristica – e di ricettazione.

Sono anche in corso di notifica avvisi di conclusione di indagini preliminari nei confronti di numerose persone indagate, a vario titolo, per gli stessi fatti reato.

Contestualmente, i militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Aversa unitamente ai Carabinieri stanno dando esecuzione a un decreto di sequestro di beni – immobili, quote societarie, terreni, autovetture e motoveicoli – riconducibili agli indagati.

Le indagini, avviate a seguito della cattura, eseguita dai Carabinieri il 14.04.2010, di PANARO Nicola, da ritenersi esponente apicale dell’organizzazione dei Casalesi – fazione Schiavone, hanno permesso di individuare una fitta rete di fiancheggiatori. Tale risultato investigativo è stato conseguito grazie a una consistente attività di intercettazioni telefoniche e ambientali, servizi di osservazione e pedinamento, escussione di collaboratori di giustizia, accertamenti patrimoniali e analisi della numerosa documentazione, cartacea e informatica, sequestrata in occasione dell’arresto del Panaro.

Dall’attività investigativa è emerso che la rete di fiancheggiatori era composta, oltre che dai familiari del latitante anche da persone ritenute insospettabili in quanto completamente estranee a contesti criminali.
Tra gli arrestati vi è anche un dipendente dell’Ufficio Anagrafe del Comune di San Cipriano d’Aversa, accusato di avere rilasciato carte d’identità contraffatte, riportanti le foto del Panaro e della moglie con i dati anagrafici del fratello e della cognata dello stesso impiegato.

Il Panaro, grazie all’assistenza continua assicuratagli dalla rete di fiancheggiatoti, nei sette anni di latitanza riusciva agevolmente a muoversi sia sul territorio nazionale che all’estero. Dall’analisi del materiale sequestrato, infatti, è emerso che il latitante effettuava in compagnia di familiari e amici numerosi soggiorni in diverse località turistiche italiane e, in una circostanza, addirittura fuori dai confini nazionali, nel pieno centro a Montecarlo.
Il PANARO riusciva anche a incontrare periodicamente i familiari presso una villa con piscina (sottoposta a sequestro), sita nel comune di San Nicola Arcella, in provincia di Cosenza.

Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere vi è anche il figlio della proprietaria dell’abitazione di Lusciano (CE) ove il latitante venne scovato, che forniva a quest’ultimo apparecchiatura tecniche per la bonifica da microspie.

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