Da Giovanni D’Agata riceviamo e pubblichiamo:
A quanti inquilini capita di essere vittime nei propri condomini di quell’insopportabile attacca e stacca del compressore dell’autoclave che sovente si ripete centinaia di volte al giorno e rende intollerabile la vita in casa. Per taluni sfortunati è un rumore che fa impazzire, o quasi.
Ma dopo la sentenza numero 18683/13 del giudice unico Roberta Nardone, pubblicata dalla sesta sezione civile del tribunale di Roma, forse i proprietari degli immobili faranno più attenzione e renderanno meno dura l’esistenza di chi subisce quell’intollerabile rumore.
A evidenziarlo Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti†che sottolinea il fatto che c’è voluta una coraggiosa inquilina di una casa dell’ex Istituto Autonomo Case Popolari che a seguito di un giudizio ha ottenuto sia l’obbligo per l’ente di mettere una sordina all’impianto, ma anche un cospicuo risarcimento del danno biologico valutato da una consulenza medico legale disposta dal giudice a causa di «un disturbo dell’adattamento da stress», nella misura del 13 %. E così le sono stati riconosciuti quasi 18 mila euro.
Il giudice del tribunale capitolino, ha quindi accolto tutte le doglianze della malcapitata condomina. Anche perché gli ispettori dell’Asl avevano confermato che la cabina del locale di servizio che ospita l’impianto centrale di approvvigionamento dell’acqua a servizio dell’edificio era troppo umida. A causa di tanto nel locale si formano muffe e infiltrazioni d’acqua e, a lungo andare, le pompe si erano deteriorate. Né mai l’ente proprietario ha cercato di ovviare al malfunzionamento.
Anche i testimoni ascoltati hanno confermato quanto assunto dall’attrice, ossia che il rumore dura solo qualche secondo, ma è assordante e si manifesta ogni volta che il motore entra in servizio o si ferma.
È facile, quindi, dedurre in che condizioni viva la signora che occupa l’appartamento al piano terra.
Il Ctu infatti, conferma che il quadro clinico della signora mostra una «gravità medio-elevata», con sindrome d’ansia e disturbo dell’umore, depresso «per l’esposizione a stimoli ambientali» che sono compatibili con la «condizione psicopatologica» in cui vive l’inquilina. Il danno biologico è liquidato in base alle tabelle romane e l’ente paga anche le spese.