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XII incontro su Giovenale a Castrocielo sabato 16 novembre 2013

Si terrà sabato 16 novembre 2013, con inizio alle ore 16.00, a Castrocielo nella sala convegni del Monacato, il dodicesimo incontro su Giovenale, il poeta satirico di Aquinum morto nella prima metà del 2^ secolo dopo Cristo. Tema dell’appuntamento culturale è la 13^ Satira. Il giovane studioso Biagio Santorelli, autore fra l’altro del volume edito da Mondadori nel quale sono pubblicate tutte le Satire di Giovenale con testo originale a fronte ed ampio commento, parlerà del tema “Delitto e castigo nella Satira 13”; Filippo Materiale “leggerà” la Satira, soffermandosi sugli aspetti più significativi e rimanendo quanto più possibile aderente al testo, al fine di “far parlare” lo stesso Giovenale. Moderatore della serata sarà il Prof. Bernardo Donfrancesco.
Nella Satira il Poeta si rivolge a Calvino, che recentemente è stato vittima di una brutta esperienza, in quanto si è visto negare da un amico la restituzione di 10.000 sesterzi, e cerca di consolarlo. All’ira e al desiderio di vendetta di Calvino, Giovenale contrappone la rassegnazione, nella amara constatazione che il mondo intero è pieno di misfatti e di azioni empie. Anzi, a ben guardare, a Calvino non è andata poi così male, sia perché la somma di denaro che gli è stata negata non è tanto grande, sia perché lui non è tanto povero da risentire eccessivamente di quella perdita. E poi, adirarsi, lasciarsi prendere dal desiderio di vendetta e di punizione, a che vale? Quella perdita rimane e nessuno potrà porvi rimedio. A punire il sacrilego ci penserà la sua stessa coscienza, quando gli farà sentire sempre incombente la giusta punizione per i suoi misfatti. A che serve poi darsi tante preoccupazioni, sapendo che gli avvezzi al male sono incalliti nelle loro abitudini e tendono sempre a ricommettere gli stessi crimini? Nessun uomo si è mai accontentato di una sola cattiva azione. Lo spergiuro che ha negato la restituzione dei soldi a Calvino non si accontenterà di questo solo misfatto, ma continuerà sulla strada del male e finirà sicuramente con l’ottenere la giusta punizione: chiuderà i suoi giorni in carcere o in esilio. Allora Calvino finalmente sarà felice e potrà concludere che la divinità riserva sempre all’uomo ciò che merita, perché non è “né sorda né cieca”.
Colpisce nel componimento la descrizione del rimorso che inevitabilmente accompagna Calvino dopo la mancata restituzione dei soldi e lo perseguita in tutte le occupazioni della vita: quando mangia, quando dorme, se si ammala, se lo minacciano tuoni e lampi, e così via. Tutto sembra rivolto contro di lui come punizione dei crimini commessi. Allora nella vita non resta che essere pio ed onesto, nella acquistata consapevolezza che quando si subisce il male, è meglio non lasciarsi prendere né dall’ira né dalla vendetta, sentimenti propri di un animo gretto e meschino. Questo è sicuramente l’insegnamento più grande che sembra venirci dalla “lettura” della Satira giovenaliana n.13.
Filippo Materiale

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