Qualcosa di importante oggi è accaduto. Nel giorno in cui si temeva per il possibile blocco stradale da parte degli autotrasportatori, il segnale di forte vicinanza a chi vive i disagi è arrivato dalle forze dell’ordine. Dopo piccole scaramucce tra manifestanti e agenti in tenuta antisommossa a Torino e a Genova, sono accaduti degli episodi che vanno interpretati, ma che sembrano non lasciar dubbi sulla volontà , da parte di carabinieri e poliziotti, di solidarizzare con il i manifestanti. Gente da una parte, carabinieri e poliziotti, quindi gente dall’altra, si sono trovati gli uni di fronte agli altri e al grido marciamo insieme, tante divise si sono tolte i caschi e in qualche caso hanno sfilato con i manifestanti tra gli applausi. In alcuni casi ci sono stati anche abbracci. Al riguardo si stanno formulando varie ipotesi. La versione ufficiale del prefetto di Torino è che gli uomini delle forze dell’ordine si sono tolti i caschi eseguendo gli ordini dei funzionari i quali lo avrebbero dato in mancanza di pericoli.
Le immagini, però, parlano chiaro, agenti e carabinieri di reparti e battaglioni mobili, sono attorniati da manifestanti e chi ha vissuto qualche manifestazione dalla tensione alta come quella di oggi, sa che gli uomini in divisa si alleggeriscono del casco sono quando stanno a distanza di sicurezza. Altri parlano di dietrologie politiche; altri ancora si chiedono che fine faranno questi agenti e carabinieri che si mostrano così solidali con i manifestanti.
A noi piace pensare che in questo Paese la forza degli italiani comincia a farsi sentire. Il limite è stato superato e la corda si sta rompendo. Se ci si stupisce di quelle immagini è perché ci si dimentica che le forze dell’ordine sono composte da cittadini italiani come cittadini italiani sono i panettieri, i barbieri e gli impiegati e che come loro vivono un difficile momento storico ingessato da una classe politica che ha dimostrato di non rappresentare più ne panettieri, barbieri , impiegati, ma neanche carabinieri, poliziotti e finanzieri. Chi ha voglia di fare a botte o pestare la gente che rivendica la speranza in un futuro, per difendere una classe che dimostra di voler conservare ogni privilegio anche quando il Paese affonda senza saper trovare una rotta da seguire che dia speranza?
Oggi è arrivato un segnale e chissà che non faccia da apripista.
Ermanno Amedei