Porto di Salerno, sequestrati 10mila chili di tessuti con la dicitura “Made in Italy” provenienti dalla Cina
15 Gennaio 2014I finanzieri del Gruppo di Salerno – 2° Nucleo Operativo – in collaborazione con funzionari dell’Ufficio delle Dogane, nell’ambito dei molteplici controlli effettuati all’interno dell’area portuale sulle merci in entrata ed in uscita dal territorio nazionale, hanno rinvenuto, stivati in un container, n. 416 rotoli di tessuto riportanti sulle confezioni indicazioni tali da indurre i consumatori a ritenere che i prodotti fossero stati prodotti in Italia mentre, in realtà , erano provenienti dalla Repub blica Popolare Cinese, e destinati ad una società campana. Il container è stato individuato grazie all’esame documentale svolto dall’Ufficio Integrato di Analisi dei Rischi che vede operare, in sinergia, militari delle fiamme gialle e funzionari della doga na . Infatti, l’accurata indagine condotta ha fatto emergere dapprima la falsa indicazione su i documenti che riportavano quale causale dell’importazione “ tessuti in fibre sintetiche †e, successivamente , l’apposizione sui tessuti della falsa etichetta “Made in Italy†. S ono in corso accertamenti tesi a stabilire se i prodotti in sequestro rispettano la normativa posta a tutela della sal ute e ad accertare la genuinità delle materie prime utilizzate per la loro produzione. I l rappresentale legale della società i mportatrice , agli effetti dell’art. 517 C.P. ( Vendita di prodotti industriali con segni mendaci ) , è stato de nunciato alla competente Autorità Giudiziaria . La società , p er l’illecito amministrativo dipendente dai delitti contro l’industria ed il commercio, è stata segnalata all’A.G. agli effetti dell’art. 25 – bis.1, comma 1, lett. a), del D. Lgs. 231/2001. L’attenzione che la Guardia di Finanza rivolge al fenomeno della contraffazione e alla tutela del “ Made in Italy †è dettata dalla necessità di assicurare sul mercato una corretta concorrenza che tenga conto della qualità e soprattutto della sicurezza dei prodotti a garanzia dei consumatori finali, nella evidenza che queste attività illecite rechino un danno economico alle imprese che hanno regolarmente regi strato i marchi ed all’erario in relazione alla correlata evasione in materia di iva ed imposte sui redditi.