Finita la festa, gabbato lo Santo, verrebbe da dire guardando l’area archeologica sul pianoro di Termini a Pignataro Interamna. Un’area oggetto di studio niente poco di meno che degli esperti di Cambridge che, in tre anni, nei loro periodi di permanenza in zona, sono costati al Comune circa 50mila euro in vitto e alloggio. Ebbene, di quegli studi, di quelle ricerche, di quelle scoperte, resta solo un’area perimetrata dalla da una rete di plastica e i soliti teli bianchi che coprono chissà quale tesoro o muro romano. A fianco, la baracca in acciaio degli attrezzi acquistati dal comune, “a gambe per ariaâ€, ribaltata dal vento d’inverno con gli attrezzi, carriole, pale, cazzuole, e tutto quello che serve per riportare alla luce antichi reperti, disseminati sul campo fino a quando qualcuno non ha deciso di metterli al “riparo†nella propria rimessa. La crisi, si sa, morde le caviglie delle amministrazioni pubbliche e i primi settori che ne pagano le conseguenze sono proprio quelli culturali e, tra questi, i cantieri studi archeologici. Dubitiamo che la passione che gli inglesi hanno della storia italiana possano spingerli a tornare in quel cantiere se non venisse loro pagato vitto e alloggio. Ci chiediamo se gli studi fatti da università italiane o archeologi nostrani sarebbero costati così tanto in vitto e alloggio. Sui risultati ottenuti? Con il senno del poi, ognuno risponda come meglio creda.
Ermanno Amedei